BARI – In poco più di 10 anni il batterio killer della Xylella ha stravolto l’economia agricola del Salento, trasformando antichi uliveti in campi aridi e compromettendo uno dei simboli identitari della Puglia. A denunciarlo con forza è Coldiretti Puglia, intervenuta alla due giorni promossa dalla Uila a Bari, durante la quale il segretario generale Vincenzo Gesmundo ha illustrato i numeri drammatici di un’epidemia vegetale mai fermata: 600 mila giornate di lavoro andate in fumo e un danno economico che sfiora i 3 miliardi di euro.
Dall’ottobre 2013 il batterio si è diffuso su un’area di 8 mila chilometri quadrati, causando un crollo della produzione di olio extravergine di oliva e danni gravissimi al paesaggio, al turismo e all’equilibrio ambientale dell’intera regione.
“Abbiamo perso occupazione, reddito agricolo e competitività – ha dichiarato Gesmundo – e ora rischiamo anche di vedere il mercato invaso da olio estero, trasformato in Italia e venduto come fosse made in Italy. Il codice doganale europeo consente infatti che un prodotto straniero, anche con una minima trasformazione finale nel nostro Paese, assuma l’etichetta italiana. Coldiretti da anni chiede regole più severe per tutelare i consumatori e difendere l’autenticità del prodotto nazionale.
Ma il problema non è solo economico. L’impatto della Xylella si riflette sull’intero sistema regionale, con intere aree rurali trasformate in paesaggi spettrali, segnati dalla presenza di milioni di alberi secchi. È quanto accaduto soprattutto nella provincia di Lecce, dove la produzione olearia è crollata del 75%. Non va meglio a Taranto, dove il batterio ha colpito a macchia di leopardo, causando una riduzione del 15%, e a Brindisi, dove il calo complessivo è stato del 30%.
“Senza un secondo piano pluriennale per la rigenerazione delle aree infette, non c’è futuro per l’olivicoltura pugliese”, è l’allarme finale di Coldiretti. Il primo piano straordinario, finanziato con 300 milioni di euro, ha escluso ben 115 mila ettari di terreni. Ora si chiede un nuovo impegno concreto, con il coinvolgimento delle istituzioni regionali, nazionali e dell’Unione Europea, per sostenere la ricerca scientifica, la sostituzione delle piante, la rinascita produttiva e ambientale di territori devastati.
La sfida contro la Xylella non può più attendere: è in gioco non solo la sopravvivenza dell’agricoltura pugliese, ma anche il futuro di intere comunità.