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Barletta

Tensione in libreria: scontro tra la titolare e turisti israeliani per una bandiera palestinese

Esposti una poesia e un simbolo della Palestina. La libraia non cede, ma lancia un appello contro ogni forma di odio: “No all’antisemitismo, sì al dialogo e alla cultura”

La bandiera palestinese su un balcone del Palazzo di Città di Bari

Una bandiera palestinese -archivio

BARLETTA – Una poesia appesa all’ingresso e una bandiera palestinese stampata su un foglio A4 hanno acceso una polemica dai toni accesi all'interno del punto Einaudi di corso Garibaldi, a Barletta. La titolare, Antonella Piccolo, ha raccontato pubblicamente di aver avuto un acceso confronto con alcuni turisti israeliani, che avrebbero chiesto la rimozione di entrambi i simboli, ritenendoli inopportuni all'interno di un esercizio commerciale.

Secondo quanto riferito dalla libraia, i turisti si sarebbero fermati davanti alla porta del negozio, infastiditi dalla poesia firmata dal poeta palestinese Refaat Alareer e dalla bandiera esposta accanto al testo. Avrebbero quindi chiesto che fossero rimossi, sostenendo che non fosse corretto mostrare simboli ritenuti divisivi in un contesto pubblico e commerciale.

“Il mio era solo un gesto di solidarietà, una voce nel silenzio che circonda il genocidio in corso a Gaza”, ha dichiarato Piccolo all’Ansa, sottolineando che l’intenzione non era provocatoria, ma simbolica. La discussione, tuttavia, si è rapidamente accesa. “Mi hanno risposto ricordandomi quanto accaduto il 7 ottobre”, ha spiegato, riferendosi all’attacco di Hamas contro Israele, che ha causato centinaia di vittime.

Nonostante l’invito a rimuovere i materiali, la libraia ha scelto di non cedere, lasciando intatti poesia e bandiera. Ma ha anche voluto chiarire pubblicamente la sua posizione per smorzare le polemiche e prevenire derive pericolose. “Non voglio che il mio gesto venga frainteso come un attacco contro il popolo ebraico. Ho visto reazioni scomposte, commenti carichi di rabbia contro israeliani ed ebrei. Non posso accettarlo”, ha scritto in un post che in poche ore ha raccolto centinaia di reazioni sui social.

Piccolo ha ribadito il ruolo della sua libreria come luogo di confronto, cultura e libertà di espressione, dove le opinioni possono convivere senza trasformarsi in odio. “Chi entra qui è libero di pensare, ma non di odiare”, ha scritto. “Chi legge sa che non c’è pace senza giustizia, né giustizia senza verità”.

L’episodio ha riaperto il dibattito sulla possibilità di esprimere opinioni su conflitti internazionali anche all’interno di spazi pubblici come librerie, scuole o esercizi commerciali. Un gesto simbolico si è trasformato così in un caso capace di dividere e far discutere, ma anche di interrogare la coscienza collettiva sulla necessità di costruire un dialogo che parta dal rispetto reciproco.

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