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Taranto

Addio a Rocco Brandonisio, anima dell’Orchestra della Magna Grecia

Il clarinettista e docente si è spento a 61 anni. Fondatore e guida silenziosa dell’ensemble tarantino, lascia un’eredità musicale e umana indelebile

Rocco Brandonisio

Rocco Brandonisio

TARANTO - L’Orchestra della Magna Grecia perde uno dei suoi pilastri fondatori. Si è spento all’età di 61 anni, dopo una lunga battaglia contro la malattia, Rocco Brandonisio, clarinettista, docente, uomo d’orchestra e, soprattutto, uomo d’anima. La notizia della sua scomparsa ha colpito profondamente la comunità musicale e tutti coloro che, nel tempo, avevano avuto modo di conoscerne il talento, la discrezione e la generosità.

Era stato proprio lui, con Piero Romano, Maurizio Lomartire, Leonardo Presicci e Marcello Forte, a credere nel sogno di trasformare un piccolo ensemble di amici in una vera Istituzione Concertistica Orchestrale, riconosciuta dallo Stato. Una sfida nata 30 anni fa, tra prove condivise, entusiasmo contagioso e una visione comune che ha portato alla nascita dell’Orchestra della Magna Grecia.

“Siamo stati dei visionari”, ricordava commosso lo stesso Brandonisio in un’intervista, raccontando gli inizi di quell’avventura musicale. “Se torno indietro nel tempo, faccio fatica a credere che sia successo davvero”, diceva con un sorriso, dietro cui si intuiva tutta l’emozione per un sogno diventato realtà.

Oggi, quelle stesse parole risuonano con un tono diverso, più cupo, segnate dal vuoto che la sua assenza lascia. Chi ha avuto il privilegio di lavorare con lui lo ricorda non solo per la raffinatezza con cui trattava ogni spartito, ma per la sua umanità limpida, la capacità di ascolto e il rispetto che nutriva per ciascun collega, allievo o amico.

Rocco era solito arrivare alle prove con il suo zaino in spalla, da cui tirava fuori il clarinetto. Lo rimontava con cura, si sedeva, suonava. Ed era come se il tempo si fermasse. Ogni nota, un gesto pieno di grazia. Ogni concerto, una lezione di vita.

Nel suo ruolo di docente e formatore, aveva trovato un’altra vocazione. “L’orchestra è una squadra”, amava dire. “È un insieme di anime che si muovono all’unisono, guidate dallo stesso respiro emotivo”. Spiegava che l’empatia tra solista, direttore e sezione è ciò che crea la magia, il momento in cui l’applauso diventa non un traguardo, ma un dono condiviso. E agli allievi che lo ringraziavano, rispondeva con umiltà: “Grazie a voi. Senza il vostro entusiasmo, non saremmo qui”.

Chi lo ha conosciuto sa bene che Rocco Brandonisio non è stato solo un grande musicista, ma una figura di riferimento, un punto fermo in un mondo che spesso corre troppo veloce. “Era una persona per bene, un uomo d’altri tempi”, ha detto un suo collega. Un pensiero che accomuna tutti coloro che oggi ne piangono la scomparsa.

L’Orchestra della Magna Grecia si stringe con commozione alla famiglia, condividendo un dolore che non conosce confini. Perché perdere Rocco significa perdere un amico, un maestro, un pezzo di cuore di questa terra.

L’ultima nota, forse, è proprio quella che manca. Una pausa improvvisa in una partitura ancora tutta da scrivere. Ma il suo spirito, la sua musica e il suo sorriso discreto continueranno a vivere in ogni prova, in ogni applauso, in ogni giovane che imbraccia uno strumento con passione.

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