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Medicina di famiglia, firmato l’Accordo Integrativo Regionale: «Più risorse e equità per i medici di base»

La segretaria regionale dello SMI Puglia, Delia Epifani: «Ora servono tutele anche per 118, guardia medica e sanità penitenziaria. La medicina territoriale va rafforzata tutta, non a compartimenti stagni»

Delia Epifani

Delia Epifani

BARI - Un primo passo per rilanciare davvero la medicina territoriale e dare nuova dignità al ruolo del medico di famiglia. Così Delia Epifani, segretaria regionale per la Puglia del Sindacato Medici Italiani (SMI), commenta la chiusura delle trattative per il nuovo Accordo Integrativo Regionale (AIR) sulla medicina generale, valido per il biennio 2025-2026.

L’intesa, raggiunta con la Regione Puglia, viene definita un risultato politico importante, anche per l’impegno assunto dalla parte pubblica a garantire la copertura finanziaria dell'accordo non solo per il prossimo biennio, ma anche per gli anni successivi. Una prospettiva che, secondo il sindacato, assicura stabilità e programmazione a lungo termine.

Epifani sottolinea che adesso la priorità deve essere riaprire il confronto anche per altri settori strategici, come la Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica), il servizio 118 e la medicina penitenziaria. «La medicina di prossimità non può essere ridotta alla sola medicina generale – spiega –. Occorre sostenere tutti i comparti territoriali per garantire un’assistenza capillare e di qualità».

Il nuovo AIR introduce una serie di misure innovative sul piano dell’equità tra i medici, a partire dal riconoscimento di un’indennità per coloro che aderiscono alle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT). «Si pone così fine – afferma Epifani – a una disparità economica che penalizzava molti colleghi».

Tra i punti più significativi dell’intesa, vi è anche il finanziamento di figure di supporto negli studi medici, come collaboratori amministrativi e, progressivamente, anche infermieri. Un passaggio cruciale che consentirà ai medici di alleggerirsi dal carico burocratico e dedicare più tempo alla cura dei pazienti.

Infine, la segretaria dello SMI lancia un appello alle istituzioni affinché si lavori per rendere nuovamente attrattiva la professione del medico di famiglia, oggi minacciata da carichi di lavoro insostenibili e da una crescente disaffezione tra i giovani. «Questo accordo – conclude – apre nuove opportunità, ma deve essere solo l’inizio. Servono investimenti strutturali per rispondere alla carenza di professionisti e garantire il diritto alle cure a tutti i cittadini».

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