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Bitonto

«Quegli ulivi sradicati sono la nostra identità»: l'appello del Bio-Distretto delle Lame contro il fotovoltaico selvaggio

Dura presa di posizione del coordinamento di Ruvo, Bitonto, Corato e Terlizzi: «Trasformare campagne secolari in distese di vetro e silicio significa cancellare la nostra storia». Critiche agli impianti agri-voltaici e un richiamo alle istituzioni regionali

Benedetto Fracchiolla, presidente Bio-Distretto delle Lame

Benedetto Fracchiolla, presidente Bio-Distretto delle Lame

BITONTO - Una distesa di pannelli al posto degli ulivi secolari. Quasi 2.000 piante sradicate per far posto a un parco fotovoltaico di quasi 15 ettari alle porte di Bitonto. È questa la ferita che ha scosso il Bio-Distretto delle Lame, la rete di agricoltori, imprese e comunità locali che unisce Ruvo, Bitonto, Corato e Terlizzi nella tutela e nella valorizzazione del paesaggio rurale pugliese.

In un documento pubblico, il coordinamento esprime profonda preoccupazione e sconcerto per l’accelerazione di progetti che, sotto la bandiera dell’agri-voltaico, finiscono per trasformare in modo irreversibile l’identità agricola e culturale del territorio.

«Ci chiediamo – scrivono i promotori – quale logica possa giustificare la sostituzione delle nostre campagne, disegnate nei secoli dalla coltura dell’ulivo, con un tappeto nero di pannelli in plastica, silicio e cemento. Stiamo sostituendo le radici con circuiti, il vivente con l’inorganico, la storia con un investimento a breve termine».

Nel mirino non c’è solo l’intervento bitontino, ma una tendenza più ampia e crescente che riguarda numerosi progetti ad alto impatto paesaggistico, spesso presentati come compatibili con l'agricoltura. Una mutazione genetica del territorio, secondo il Bio-Distretto, che rischia di svuotare di senso le stesse politiche regionali a sostegno delle filiere biologiche e della sostenibilità.

«Non siamo contrari all’innovazione – chiariscono – né all’impiego delle energie rinnovabili. Ma riteniamo che la transizione energetica non possa passare attraverso la distruzione delle vocazioni storiche di un territorio. Difendere la biodiversità significa anche rispettare la coerenza ambientale e produttiva delle nostre campagne».

Nel documento si legge anche un appello esplicito alle istituzioni locali, regionali e nazionali: «La Regione Puglia ha fatto della sua agricoltura e del suo patrimonio olivicolo un simbolo identitario. Il suo stesso emblema è un ulivo. Sradicare quegli alberi, idealmente e materialmente, significa sradicare noi stessi. Chiediamo quindi quale sia la visione strategica degli enti di governance: si può promuovere un Bio-Distretto e, nello stesso tempo, privarlo del terreno su cui dovrebbe crescere?»

Il Bio-Distretto delle Lame nasce proprio con l’obiettivo di connettere la filiera agroalimentare con la tutela ambientale, la cultura e il turismo rurale, creando un modello di sviluppo armonico e sostenibile. Oggi, quel modello viene messo in discussione da scelte che appaiono contraddittorie e, in molti casi, irrecuperabili.

«Abbiamo il dovere di interrogarci – concludono – prima che sia troppo tardi. Perché perdere il nostro paesaggio significa perdere noi stessi».

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