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Taranto

Via libera alla messa in sicurezza dell’Altoforno 1: ok della Procura dopo l’incendio

Il pm Francesco Ciardo ha autorizzato gli interventi nell’impianto posto sotto sequestro. Il ministro Urso: “Rischiamo una nuova Bagnoli”. Intanto tre dirigenti sono sotto inchiesta e i sindacati chiedono verità

Altoforno 1

Afo/1 al momento dell'esplosione - Foto di Francesco Manfuso

TARANTO - Dopo giorni di tensione e attesa, la Procura della Repubblica di Taranto ha concesso il nullaosta per i lavori di messa in sicurezza dell’Altoforno 1, teatro del violento incendio divampato il 7 maggio scorso a seguito dello scoppio di una tubiera. L'impianto, di cruciale importanza per la produzione siderurgica, era stato sottoposto a sequestro probatorio con interdizione all’uso.

A pronunciarsi sull'autorizzazione è stato il pubblico ministero Francesco Ciardo, che ha dato il via libera agli interventi richiesti da Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, nel quadro delle indagini tuttora in corso.

Solo poche ore prima, in visita a Taranto, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso aveva lanciato un allarme: vietare la manutenzione dell’impianto avrebbe compromesso irrimediabilmente il futuro dell’altoforno, mettendo a rischio l’intero sito industriale. Il ministro ha evocato il fantasma di Bagnoli, l’ex polo siderurgico napoletano chiuso nel 1992, sottolineando che Taranto potrebbe seguirne il destino.

Ma le ricadute del sequestro non si limitano al fronte produttivo. Le trattative per la cessione del complesso siderurgico ai gruppi azeri di Baku Steel risultano fortemente condizionate, e lo stesso Urso ha riconosciuto che la vicenda giudiziaria potrebbe allontanare potenziali investitori.

Nel frattempo, l’inchiesta aperta dalla Procura si concentra sulle eventuali responsabilità dirigenziali nella gestione della sicurezza. Sono tre i manager finiti nel registro degli indagati: Maurizio Saitta, direttore generale; Benedetto Valli, responsabile dello stabilimento; e Arcangelo De Biasi, a capo dell’area altiforni. A loro carico l’ipotesi di omissione dolosa delle cautele previste nei luoghi di lavoro, oltre a getto pericoloso di cose. A uno degli indagati viene anche contestata la violazione della normativa Seveso, per non aver comunicato l’incidente rilevante alle autorità competenti.

A chiedere piena luce sull’accaduto sono anche le organizzazioni sindacali, che non si accontentano della versione fornita dall’azienda. Secondo Acciaierie d’Italia in As, nessun operatore risulterebbe coinvolto nell’incidente. Ma i Lavoratori metalmeccanici organizzati (Lmo) rilanciano con una denuncia pesantissima: alcuni operai, per mettersi in salvo, si sarebbero gettati nella vasca loppa per sfuggire alle fiamme.

In un clima di crescente inquietudine, l’intera città guarda con preoccupazione agli sviluppi delle indagini e al futuro dello stabilimento, nodo centrale per l’economia locale e nazionale.

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Commenti all'articolo

  • Luigi

    11 Maggio 2025 - 22:21

    Ora comincia il teatrino dei posti di lavoro e come al solito dei bambini che muoiono per l'inquinamento non si può parlare.

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