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Bari
11 Maggio 2025 - 08:36
L'Ateneo di Bari
BARI – Sospeso temporaneamente dall’insegnamento il professor Fabrizio Volpe, docente associato di diritto civile all’Università di Bari, a seguito della condanna in primo grado a 5 anni di reclusione per fatti legati a gravi comportamenti nei confronti di una studentessa. La decisione è stata assunta dal Collegio di disciplina dell’Ateneo, che ha avviato il procedimento amministrativo dopo la pronuncia penale.
Ad anticipare la notizia è stata l'edizione di Bari della Gazzetta del Mezzogiorno.
Al centro del caso vi sono episodi risalenti al biennio 2014-2015, ricostruiti durante le indagini coordinate dalla Procura di Bari. Secondo l’accusa, il docente avrebbe sottoposto una studentessa di 23 anni a pressioni sessuali e richieste di denaro come condizione per superare gli esami. In particolare, dopo il rifiuto della giovane di intrattenere rapporti sessuali, il professore le avrebbe chiesto 500 euro per ciascun esame, promettendo in cambio il superamento delle prove.
La sentenza, pronunciata in primo grado, ha derubricato le imputazioni iniziali di concussione e violenza sessuale. La prima è stata trasformata in induzione indebita, per la quale è stata emessa la condanna, mentre la seconda è diventata tentata violenza sessuale, reato dichiarato prescritto.
Oltre alla pena detentiva, il tribunale ha disposto a carico dell’imputato anche un risarcimento danni all’Università di Bari, pari a 30.000 euro di provvisionale, per il danno d’immagine subito dall’istituzione accademica.
Il professor Volpe ha sempre negato le accuse, ribadendo la piena correttezza dei propri comportamenti e annunciando che ricorrerà in appello. Le motivazioni della sentenza saranno rese note nei prossimi giorni.
Il procedimento disciplinare avviato dall’Ateneo ha portato alla sospensione temporanea del docente, in attesa degli ulteriori sviluppi giudiziari. Il caso ha suscitato forte eco nell’ambiente universitario, riaccendendo il dibattito sui rapporti di potere tra docenti e studenti e sulla necessità di garantire ambienti accademici sicuri e trasparenti.
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