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Il fatto
10 Maggio 2025 - 18:53
Un'aula di Tribunale
TARANTO - Un crimine che scuote le coscienze e impone un’urgente riflessione sul ruolo dell’educazione nella prevenzione della violenza sui minori. È netta e decisa la presa di posizione del Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU), che esprime sdegno profondo per il caso avvenuto a Taranto, dove un farmacista di 47 anni è stato condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione per violenza sessuale aggravata su una bambina di 12 anni, amica del figlio.
“Non si tratta solo di un fatto di cronaca nera, ma di una vera tragedia sociale ed educativa”, afferma il presidente del CNDDU, professor Romano Pesavento. L’associazione sottolinea la gravità del gesto, commesso da una figura adulta insospettabile, che ha violato la fiducia affettiva ed esercitato un potere distruttivo su una vittima giovanissima.
Il Coordinamento denuncia l’inadeguatezza dei meccanismi attuali di prevenzione e riconoscimento degli abusi, evidenziando come i minori siano ancora troppo spesso lasciati soli di fronte a dinamiche manipolatorie e violente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Unicef ricordano che l’abuso sessuale su minori è una piaga mondiale, con effetti devastanti sulla salute psicologica e sociale delle vittime.
Di fronte a questa emergenza, il CNDDU chiede interventi strutturali e immediati, a partire dall’inserimento nei programmi scolastici di un’educazione laica e scientifica all’affettività, al rispetto del corpo e al consenso, fin dalla scuola primaria. “Solo formando bambini e adolescenti ai diritti umani si costruisce una barriera culturale contro l’abuso”, sottolinea il Coordinamento.
Tra le proposte avanzate vi è l’istituzione obbligatoria di sportelli psicologici permanenti negli istituti scolastici, dotati di personale specializzato in ascolto e supporto. Questi punti di riferimento dovrebbero diventare parte integrante della scuola, non strumenti occasionali.
Fondamentale anche la formazione obbligatoria di docenti e personale educativo, per riconoscere in tempo segnali di disagio, fenomeni di grooming, abusi e violenze, fornendo strumenti concreti per un intervento tempestivo e consapevole.
Il CNDDU invoca inoltre una rete di collaborazione strutturata tra scuola, servizi sociali e magistratura minorile, per garantire percorsi rapidi ed efficaci di segnalazione e tutela delle vittime. La scuola, secondo il Coordinamento, deve diventare il primo avamposto della prevenzione.
“La violenza su un bambino è una sconfitta collettiva, non solo un reato,” conclude Pesavento. “La scuola ha il dovere di essere il primo baluardo di dignità e protezione. Nessuna bambina e nessun bambino deve più trovarsi solo davanti all’orrore.”
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