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Roma
08 Maggio 2025 - 18:12
Robert Francis Prevost: si chiamerà Leone XIV
Aggiornamento: ore 19.15
Missionario, agostiniano, riformatore silenzioso. Un Papa tra due mondi: Chicago e il Perù, Roma e le periferie. Sono almeno centomila le persone in piazza San Pietro per vedere affacciarsi il nuovo Papa. Dalla fumata bianca il flusso è in costante aumento.
Robert Francis Prevost: si chiamerà Leone XIV
Il Conclave, dunque, ha scelto: il nuovo Pontefice è Robert Francis Prevost, cardinale statunitense di 69 anni, che ha deciso di assumere il nome di Leone XIV. L’elezione, giunta dopo un percorso complesso, rappresenta un compromesso tra diverse sensibilità all’interno della Chiesa, in un momento storico segnato da tensioni sociali, sfide globali e forti istanze di rinnovamento.
Considerato aperto su temi come l’accoglienza dei migranti, la giustizia climatica e la solidarietà verso i poveri, il nuovo Papa mantiene tuttavia una linea più conservatrice su questioni come i diritti civili e il ruolo delle donne nella Chiesa.
Nominato cardinale da Papa Francesco nel 2023, Prevost ricopriva fino a pochi giorni fa un incarico chiave nella Curia romana: era prefetto del Dicastero per i Vescovi, l’organismo che coordina la scelta e la nomina dei vescovi nel mondo cattolico. Una posizione che ne ha consolidato il profilo come figura di riferimento nella governance ecclesiale.
Secondo quanto riportato dal New York Times, Prevost si distingue per un temperamento più sobrio e riservato rispetto al suo predecessore, da cui eredita però una forte attenzione per le periferie del mondo.
Nato il 14 settembre 1955 a Chicago, nello stato dell’Illinois, Leone XIV proviene dall’Ordine di Sant’Agostino, in cui ha emesso i voti nel 1981. Nell’ambito della sua lunga esperienza, ha ricoperto per due mandati consecutivi il ruolo di priore generale, guidando l’intera comunità agostiniana a livello internazionale.
Gran parte della sua formazione pastorale si è svolta in Perù, dove ha operato come missionario, esperienza che lo avvicina idealmente alla visione ecclesiale di Francesco e al suo sguardo verso il Sud del mondo.
Su altri fronti, però, il nuovo Pontefice mantiene una linea più tradizionalista, soprattutto per quanto riguarda l’accesso delle donne a ruoli clericali su cui ha espresso posizioni meno accoglienti rispetto al suo predecessore.
L’elezione di Leone XIV apre ora una nuova fase per la Chiesa cattolica, che si troverà a dover coniugare spinte riformiste e richiami alla tradizione, cercando un equilibrio in un mondo sempre più complesso e frammentato.
Nel giorno della sua elezione al Soglio di Pietro, il nuovo Pontefice ha compiuto una scelta carica di significato e memoria: Robert Francis Prevost, cardinale statunitense di 69 anni, ha assunto il nome di Leone XIV, segnando una dichiarata continuità ideale con Leone XIII, una delle figure più emblematiche della storia moderna della Chiesa.
Una scelta tutt’altro che casuale. Il nome Leone, nella storia della Chiesa, richiama forza, lucidità e apertura alla contemporaneità. Ma è nel legame diretto con Vincenzo Gioacchino Pecci, eletto Papa nel 1878 e rimasto in carica per oltre 25 anni, che si trova la vera chiave interpretativa del gesto compiuto dal nuovo Pontefice. Leone XIII ha guidato la Chiesa in un’epoca di trasformazioni profonde, affrontando le sfide della modernità senza rinnegare la tradizione, anzi aprendola a un dialogo maturo con la società industriale, il mondo laico e il pensiero politico emergente.
Il pontificato di Leone XIII è ricordato soprattutto per la pubblicazione della "Rerum Novarum", enciclica del 1891 che ha gettato le basi della dottrina sociale della Chiesa, occupandosi per la prima volta in modo organico della condizione dei lavoratori, dei diritti delle famiglie e della dignità del lavoro. Un testo che ha segnato una svolta nella posizione della Chiesa sui temi della giustizia sociale e dei rapporti tra capitale e lavoro, e che continua ancora oggi a rappresentare un punto di riferimento per l’impegno ecclesiale nel sociale.
Con la sua decisione di prendere il nome di Leone XIV, il nuovo Papa sembra voler tracciare una linea di continuità tra quel pontificato e il tempo presente, segnato da nuove diseguaglianze, crisi ambientali, guerre e flussi migratori. Temi su cui Robert Francis Prevost si è espresso in modo chiaro anche nel corso dei suoi incarichi precedenti, specialmente nella sua lunga esperienza pastorale in America Latina e nella recente guida del Dicastero per i Vescovi.
Così come Leone XIII cercò di unire fede e ragione, tradizione e cambiamento, autorità spirituale e impegno concreto nel mondo, anche Leone XIV si presenta come figura di sintesi tra istanze progressiste e valori tradizionali, in un’epoca in cui la Chiesa è chiamata a rispondere a sfide sempre più complesse, senza rinunciare alla propria identità.
Il richiamo a un pontefice riformatore ma profondamente radicato nel magistero cattolico è dunque anche una dichiarazione d’intenti: conciliare continuità e rinnovamento, ascolto del mondo e fedeltà al Vangelo, proprio come fece Leone XIII nel secolo della modernità nascente.
Con questo gesto simbolico, Leone XIV apre il suo pontificato ponendo le grandi questioni sociali al centro dell’agenda ecclesiale, nella convinzione che il messaggio cristiano debba continuare a farsi voce dei poveri, difesa della dignità umana e ponte di dialogo tra i popoli.
Origine e spiritualità
Gli Agostiniani, o Ordine di Sant’Agostino (O.S.A.), sono una delle famiglie religiose più antiche della Chiesa cattolica, ufficialmente riconosciuti nel 1256 da Papa Alessandro IV attraverso una "grande unione" di vari gruppi eremitici che si ispiravano alla regola di Sant’Agostino, vescovo di Ippona e uno dei massimi pensatori del cristianesimo. Il cuore della loro spiritualità è la ricerca di Dio nella vita comunitaria, nella carità fraterna e nella verità.
Vita comunitaria e missione
Gli Agostiniani non vivono isolati, ma in comunità di fratelli, dove la condivisione è elemento fondante. La preghiera, lo studio e l’apostolato si intrecciano con una forte dimensione di servizio alla Chiesa e al popolo di Dio, in particolare attraverso la predicazione, l’insegnamento, la pastorale giovanile e le missioni.
Presenza nel mondo
L’Ordine è presente in oltre 40 Paesi nei cinque continenti, con centinaia di comunità attive nei settori educativo, sociale e religioso. È noto per la sua flessibilità operativa: gli agostiniani si adattano ai contesti in cui vivono, operando sia nelle grandi città sia in terre di missione.
Il legame con Papa Leone XIV
Il nuovo Papa, Robert Francis Prevost, ha emesso i voti nell’Ordine agostiniano nel 1981 ed è stato priore generale per due mandati consecutivi. Durante la sua guida, ha rafforzato la dimensione internazionale dell’Ordine e promosso la presenza nei contesti più difficili, in particolare in America Latina, dove ha anche svolto attività missionaria.
Una sintesi tra pensiero e azione
L’identità agostiniana coniuga profondità teologica e impegno concreto nel mondo. Un’eredità che Leone XIV porta ora nel suo pontificato, ispirato dalla cultura del dialogo, dalla centralità della comunità e dall’attenzione per gli ultimi, nel solco del grande vescovo d’Ippona.
Eletto il nuovo Papa, alle 18.10 la fumata bianca che ha fatto commuovere il mondo. Tra poco sapremo il nome del Successore di Pietro.
Dopo la fumata nera in mattinata, la svolta è arrivata nel pomeriggio. I cardinali hanno scelto il nuovo Pastore della Chiesa Universale nella prima votazione della sessione pomeridiana.
Dopo una lunga attesa scandita da fumate nere e grandi aspettative, il nuovo Papa è stato eletto al terzo scrutinio, segnando così la fine del Conclave che ha tenuto con il fiato sospeso la Chiesa e milioni di fedeli in tutto il mondo.
La giornata si era aperta con una nuova fumata nera apparsa prima delle 12, che aveva fatto seguito a quella di ieri sera, lasciando intendere che i cardinali riuniti nella Cappella Sistina non avevano ancora raggiunto un’intesa sul nome del successore di Papa Francesco.
Ma è stato nel pomeriggio che il Conclave ha preso la svolta decisiva. Dopo il pranzo nella residenza di Santa Marta, i porporati sono tornati a riunirsi alle 16.30, come da protocollo, per proseguire con le votazioni previste. Tuttavia, non è stato necessario attendere la seconda votazione: già al primo scrutinio pomeridiano è stato raggiunto il quorum necessario per l’elezione del nuovo Pontefice.
Ora l’attesa si concentra sull’annuncio ufficiale e sulla prima apparizione del nuovo Papa dalla loggia di San Pietro, momento in cui il nome e il volto del nuovo Vescovo di Roma saranno finalmente svelati al mondo.
Robert Francis Prevost: si chiamerà Leone XIV
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