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Coldiretti Puglia
07 Maggio 2025 - 07:35
Macfrut di Rimini - archivio
BARI - La Puglia è la regina dell’orticoltura italiana, ma il suo primato è sotto attacco. A lanciare l’allarme è Coldiretti Puglia, intervenuta al Macfrut Fruit & Veg Professional Show di Rimini, dove ha acceso i riflettori su una situazione diventata ormai insostenibile per migliaia di produttori. Con 80 mila ettari coltivati e una produzione annua che supera i 3 milioni di tonnellate di ortaggi, la regione è al vertice della classifica nazionale, contribuendo da sola all’11% delle aziende frutticole italiane. Ma questa forza produttiva rischia di sgretolarsi tra l’emergenza climatica e l’assalto delle importazioni incontrollate.
Per contrastare quella che Coldiretti definisce una vera e propria emergenza di sistema, all’interno dello stand allestito nel padiglione Sud è partita una raccolta firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare. L’obiettivo è mettere fine a un’anomalia normativa che consente di italianizzare prodotti esteri attraverso trasformazioni minime, una prassi che riguarda una vasta gamma di alimenti: succhi di frutta, marmellate, legumi in scatola, macedonie e surgelati. Una distorsione che danneggia sia i produttori locali sia i consumatori, ingannati su provenienza e qualità.
Uno dei problemi più gravi è la mancanza di reciprocità nei trattati commerciali. Mentre in Europa sono vietati numerosi pesticidi, in altri continenti si continua a fare uso di sostanze proibite da decenni. Gli agricoltori italiani si trovano così penalizzati nella difesa dei raccolti, pur avendo ridotto l’uso dei fitofarmaci del 50% negli ultimi 30 anni, passando da oltre 1.000 principi attivi a circa 300. La situazione è aggravata dai 165 allarmi alimentari esplosi nel 2024 su frutta e verdura importate, con un incremento del 30% rispetto al 2023, secondo i dati Rasff.
A completare il quadro ci sono le speculazioni lungo la filiera e la necessità di un controllo rigoroso sull’origine dei prodotti, soprattutto quelli che arrivano da paesi come Egitto, Tunisia e Marocco. Coldiretti chiede che vengano vietati gli alimenti ottenuti con sostanze vietate in Europa o derivanti da forme di sfruttamento del lavoro, e rilancia la necessità di un’etichettatura chiara e completa su tutti i cibi in commercio.
A mettere in difficoltà il comparto c’è anche la mancanza di infrastrutture idriche in grado di fronteggiare la crisi climatica. La realizzazione di invasi e sistemi di risparmio d’acqua è ancora in forte ritardo, mentre le nuove tecnologie genetiche non Ogm, come le Tea, restano bloccate da ostacoli ideologici e da una scarsa conoscenza scientifica, denuncia Coldiretti.
Il quadro è reso ancora più allarmante dal calo dei consumi: negli ultimi 5 anni è sparito dalle tavole degli italiani quasi 1 miliardo di chili di frutta e verdura, secondo i dati elaborati su base Cso Italy. Un fenomeno che preoccupa soprattutto per gli effetti sulla salute dei più giovani, sempre più esposti ai cibi ultraprocessati. Da qui l’invito a rafforzare l’educazione alimentare nelle scuole, per tornare ai valori della Dieta Mediterranea.
Secondo Coldiretti, per difendere l’agricoltura pugliese occorre intervenire a livello europeo con regole reciproche negli scambi commerciali, ma anche sostenere le imprese dall’interno, promuovendo l’aggregazione dell’offerta, il sostegno alle Organizzazioni di Produttori e finanziando nei piani operativi misure per contrastare gli effetti del cambiamento climatico, come imballaggi sostenibili, fondi di mutualizzazione, assicurazioni sui crediti e sistemi innovativi per l’efficienza agricola. La difesa del “made in Italy” parte dai campi di Puglia.
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