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Il caso

Un giudice di Lecce contesta il “decreto Flussi” e chiede una verifica costituzionale

Il magistrato Giuseppe Biondi sospende il procedimento che riguarda due migranti e solleva la questione di legittimità costituzionale del provvedimento convertito in legge nel dicembre 2024: “Compromessi i diritti di difesa e l’uguaglianza dei cittadini”

Aula di Tribunale

Aula di Tribunale

LECCE – Un pronunciamento destinato a fare giurisprudenza quello firmato dal consigliere Giuseppe Biondi, giudice della Corte d’Appello di Lecce, che ha deciso di sospendere il giudizio sul trattenimento di due migranti ospitati nel Centro per i rimpatri di Restinco, nel Brindisino, e ha contestualmente sollevato la questione di legittimità costituzionale del cosiddetto “decreto Flussi”, approvato con il decreto legge 145/2024 e successivamente convertito in legge nel dicembre 2024.

Si tratta di una delle prime ordinanze di questo tipo in Italia, e affonda le sue radici anche nel ricorso presentato dall’avvocato Bartolo Gagliani, legale dei due cittadini stranieri – un uomo di origine tunisina e uno di nazionalità marocchina – contro il rigetto della domanda di protezione internazionale da parte della commissione territoriale di Lecce.

Nel suo provvedimento, il giudice Biondi ha deciso di fermare il procedimento per valutare la tenuta costituzionale di alcune disposizioni del decreto, ritenendo che possano esserci violazioni degli articoli 77, comma 2, 25 e 102 della Costituzione. Le criticità individuate riguardano, tra l’altro, la mancanza dei presupposti di necessità e urgenza che giustificano l’adozione di un decreto legge, l’assenza di specializzazione da parte dei giudici competenti in materia di immigrazione e una possibile compromissione del diritto alla difesa.

Il giudice ha inoltre sollevato dubbi in relazione all’articolo 3 della Costituzione, che sancisce la pari dignità sociale e l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, senza distinzione di origine, religione, opinioni o condizione personale.

Secondo quanto emerge dall’ordinanza, le norme impugnate potrebbero determinare una disparità di trattamento incompatibile con i principi fondamentali dello Stato di diritto.

Il caso ora sarà trasmesso alla Corte Costituzionale, che dovrà valutare se le disposizioni del decreto “Flussi” siano effettivamente conformi ai valori sanciti dalla Carta.

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