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Brindisi

Travolto e lasciato morire sulla provinciale: si costituisce l’investitore di Lamine Barro

Il 27enne senegalese è stato ucciso da un'auto pirata mentre rientrava in bici da una giornata di lavoro. Il conducente si è presentato al commissariato di Mesagne: è indagato per omicidio stradale e omissione di soccorso. Le reazioni del mondo politico

La Polizia di Stato di Brindisi

La Polizia di Stato di Brindisi

MESAGNE – Si è presentato spontaneamente agli agenti del Commissariato di Polizia di Mesagne l’uomo che ha investito e ucciso Lamine Barro, il giovane senegalese di 27 anni travolto la sera del 1° maggio lungo la strada statale 605, che collega Mesagne a San Vito dei Normanni.

Dopo l’interrogatorio disposto dall’autorità giudiziaria, l’uomo ha fornito la sua ricostruzione dei fatti. Le successive indagini, coordinate dagli investigatori della Polizia di Stato – in particolare dagli agenti del Commissariato di Mesagne e della Sezione di Polizia Stradale di Brindisi – hanno portato al suo deferimento in stato di libertà con le accuse di omicidio stradale e omissione di soccorso.

Le indagini proseguono per ricostruire con precisione ogni dettaglio dell’incidente.

La morte di Lamine, che pedalava verso casa al termine dell’ennesima giornata di lavoro, ha provocato sconcerto e indignazione. A esprimere dolore e rabbia è stata l’europarlamentare del Movimento Cinque Stelle Valentina Palmisano, che ha definito la vicenda «inaccettabile sotto ogni punto di vista».

«È stata spezzata una giovane vita, strappata ai suoi sogni a migliaia di chilometri da casa», ha commentato la Palmisano. «Un ragazzo che lottava ogni giorno in silenzio, tra mille sacrifici, nella speranza di costruirsi un futuro migliore. Ma quella sera, mentre l’eco della Festa dei Lavoratori si affievoliva, qualcuno ha deciso di voltargli le spalle e fuggire, lasciandolo a terra in fin di vita».

Secondo l’europarlamentare, il dramma di Lamine impone una riflessione profonda sulle condizioni in cui vivono e si muovono tanti migranti nel nostro Paese. «Non possiamo più tollerare tragedie simili, servono politiche concrete per garantire sicurezza e dignità a chi, come Lamine, lavora duramente e merita tutela».

«Tutti – ha concluso – dobbiamo interrogarci, a ogni livello istituzionale, su come proteggere coloro che fuggono da fame e guerra per inseguire un sogno che spesso, purtroppo, si spezza nel silenzio della notte».

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