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Lecce
01 Maggio 2025 - 08:17
Antonio De Maria
LECCE - Un nuovo episodio di violenza contro un medico scuote la provincia di Lecce. Questa volta a farne le spese è stato un giovane professionista in servizio presso la guardia medica di Surbo, già vittima di un’aggressione in passato. Un fatto che, oltre a rinnovare l’allarme, accende i riflettori su una spirale che sembra ormai inarrestabile.
A condannare con forza quanto accaduto è Antonio De Maria, presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia di Lecce, che non ha nascosto il proprio sconcerto per un clima di crescente ostilità nei confronti di chi opera nei servizi sanitari. “Non possiamo più tollerare questi atti di violenza gratuita. Come Ordine professionale saremo vigili e attivi perché vengano adottate misure rapide e incisive”, ha dichiarato.
L’episodio, avvenuto martedì sera, è stato segnalato direttamente al prefetto di Lecce, con richiesta esplicita di applicare l’arresto in flagranza differita, anche in assenza di querela da parte del medico aggredito. “Le forze dell’ordine sono intervenute prontamente e le immagini delle telecamere di sorveglianza saranno determinanti. Abbiamo ricevuto la massima attenzione dalle istituzioni e confidiamo in una risposta adeguata”, ha aggiunto De Maria.
Per il medico coinvolto, questa è la seconda aggressione in pochi mesi, un dato che acuisce la gravità dell’evento e mina profondamente la serenità dell’attività sanitaria, già messa alla prova da carenze strutturali e carichi di lavoro crescenti.
“Abbiamo scelto questa professione per amore verso il prossimo – ha proseguito De Maria – e vedere come la violenza danneggi non solo chi la subisce, ma anche tutti quei pazienti che si affidano a noi con fiducia, è motivo di profonda amarezza. Aggredire un medico significa ostacolare il diritto alla salute di un’intera comunità”.
L’appello finale del presidente dell’Ordine è rivolto a tutta la collettività: “Serve una presa di posizione chiara, netta e condivisa. La violenza contro i medici non può essere normalizzata. Va condannata senza esitazioni e perseguita con determinazione. Solo così potremo restituire dignità e sicurezza a chi ogni giorno indossa il camice per curare e salvare”.
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