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Bari
30 Aprile 2025 - 15:28
Il luogo dell'incidente
BARI - È accusato di aver investito e ucciso un uomo in bicicletta, fuggendo senza prestare soccorso, e poi aver tentato in ogni modo di nascondere le sue responsabilità. Ora Antonio Busco, 44 anni, di Capurso, dovrà rispondere davanti alla giustizia di una lunga serie di accuse.
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Bari, Valeria Isabella Valenzi, ha accolto la richiesta del pubblico ministero Angela Maria Morea e ha disposto il rinvio a giudizio per il conducente-pirata che il 26 maggio 2023, lungo la Strada Provinciale 240, ha investito e ucciso Giovanni De Benedictis, 77 anni, pensionato e appassionato cicloamatore.
La prima udienza del processo è stata fissata per il 7 dicembre 2026, un’attesa che segna l’ennesimo paradosso di una giustizia che si muove con lentezza esasperante, nonostante la gravità del caso. L’imputato, che ha rinunciato a qualsiasi rito alternativo, affronterà il giudizio davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Bari, presieduta dalla giudice Carlotta D’Alessandro.
La mattina della tragedia, intorno alle 9, De Benedictis stava percorrendo la strada provinciale in direzione Conversano con la sua bici da corsa, quando è stato tamponato con violenza da un'auto, poi individuata come Mercedes Classe B grigia. L’impatto lo ha scagliato a oltre 20 metri di distanza, causandogli lesioni gravissime e fatali. Il conducente si è dato alla fuga, lasciando la vittima a terra senza alcun tentativo di soccorso.
Le indagini, avviate immediatamente dai carabinieri di Rutigliano e Capurso, hanno rapidamente portato all’identificazione del veicolo e del suo proprietario. Il 2 giugno è stato notificato a Busco il sequestro dell’auto, ma pochi giorni dopo la vettura è stata ritrovata carbonizzata nelle campagne di Triggiano. Solo cinque mesi dopo, l’uomo avrebbe tentato di alleggerire la propria posizione denunciandone il furto, sostenendo che fosse avvenuto la mattina stessa dell’incidente, poche ore prima dell’investimento.
Ma il tentativo di costruire un alibi sarebbe crollato sotto il peso delle contraddizioni. Secondo l’accusa, Busco ha anche calunniato i carabinieri di Rutigliano, sostenendo che avrebbero rifiutato di raccogliere la sua denuncia di furto il giorno dell’incidente. Una dichiarazione smentita dai fatti, che gli costa anche l’accusa di calunnia aggravata, per aver tentato di attribuire falsamente un reato a pubblici ufficiali.
Oltre al reato principale di omicidio stradale pluriaggravato, il pubblico ministero gli contesta la fuga, l’omissione di soccorso, la simulazione di reato e la calunnia nei confronti delle forze dell’ordine. E la lista degli indagati si allarga: a processo andrà anche G. G., 44 anni, di Bitritto, accusata di favoreggiamento personale. Legata da una relazione extraconiugale all’imputato, avrebbe fornito un falso alibi, sostenendo di aver trascorso con lui l’intera mattinata del giorno dell’investimento, fin dalle 8:30.
I familiari di Giovanni De Benedictis, rappresentati dallo Studio3A-Valore S.p.A., si sono battuti fin dal primo giorno per ottenere verità e giustizia. Grazie al supporto dell’ingegnere forense Pietro Pallotti, incaricato della ricostruzione del sinistro, è già stato ottenuto il risarcimento integrale dei danni da parte della compagnia assicurativa. Ora, però, l’obiettivo è una condanna esemplare per l’autore del crimine.
“Non si può accettare che chi ha tolto la vita a nostro padre e poi ha cercato in ogni modo di sfuggire alle sue responsabilità rimanga impunito,” ha dichiarato Vincenzo De Benedictis, figlio della vittima. Ma la sentenza, come spesso accade, sembra ancora un orizzonte lontano.
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