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L'analisi

La Chiesa tra Diritto dei Forti e Diritto Giusto. I riti, le tradizioni e il futuro

I grandi interrogativi che intrecciano il destino del Soglio di Pietro con le teorie economiche globali

Papa Francesco

Papa Francesco

BARI - Quale era l’idea teologica del Papa gesuita? È ancora valida per il futuro o no? Ha avuto successo almeno parziale o no? E perché?

 
Vogliamo aprire un dibattito, certi che per il futuro della nostra identità graco-latina e cristiana ci sia bisogno di risposte.
 
Sembra che l’idea centrale del papato di Bergoglio fosse la separazione tra l’aspetto ritualistico delle confessioni e quello teologico. I riti (secondo questa tesi che riteniamo essere stata quella di Bergoglio) possono essere i più diversi - come si può constatare anche all’interno della nostra stessa cristianità- mentre la unicità del Divino rimane un punto unificante.
 
Su questa base il dialogo tra le confessioni doveva sembrargli possibile e necessario; necessario perché in un mondo fortemente interconnesso e ineluttabilmente sempre più interconnesso se i vertici delle religioni non trovano un punto di incontro, quelle religioni saranno retrocesse in un angolo molto isolato nel processo di integrazione planetaria. In questa accezione le ritualità delle varie comunità locali e delle varie confessioni vengono percepite come “tradizioni” - quasi residui di paganità locali o superstizioni- destinate a rimanere triturate nel grande calderone mondialista. Cioè il rito diviene secondario, una discrezionalità delle singole comunità locali, quasi folklore. Peraltro la parola “tradizione” accompagnata alla parola “cattolica” riferendosi alle immagini della cristianità non è frequentemente presente nei discorsi di alcuni maitre à penser nostrani?
 
Quindi questo è un modo di pensare che dà per certo il dominio incontrastato delle grandi concentrazioni economiche planetarie e da non attribuire esclusivamente al Papa ma espressione anche ai Poteri Forti che dettano la loro legge rappresentata come ineluttabile.
 
Però, d’altro canto, confondere e far confondere volutamente per esempio la Immacolata Concezione e le ritualità connesse con la parola “tradizione” significa non aver capito niente di questo dogma e volerlo rappresentare con un messaggio di scetticismo financo dispregiativo.
 
Aver posto l’accento sulla unicità del Divino e sulla superfluità delle ritualità ha però accentuato l’aspetto ebraico presente nella cristianità adombrando l’aspetto latino.
 
Inoltre - come per incanto- abbiamo assistito al fiorire dal nulla di guerre in ogni dove senza motivi sufficienti; gli stessi incontri del Santo Padre con il Patriarca di Mosca a Cuba non ha portato la pace ma ha prodotto uno scontro nel quale le due Chiese maggiori -cattolica ed ortodossa- si sono trovate in due trincee contrapposte e ancora lo sono!
 
Non è certamente questo che si voleva. Cosa non ha funzionato? E che dire dei vaccini fabbricati a miliardi in pochi giorni passando sopra ad ogni ragionevole prudenza e regola? O delle moltitudini spostate dal terzo mondo africano o asiatico per andare a popolare le periferie delle grandi città d’Europa? È questo il destino ottimale per loro? E delle Crociate ambientaliste trasformate in affaroni delle multinazionali? che diciamo?
 
Già, le multinazionali! Sono esse le uniche che hanno trovato grande vantaggio dal decennio appena trascorso con la concentrazione in pochissime mani di somme faraoniche, crescenti, ammassate da tecnologie scatenate senza alcun argine violentando e minacciando di esclusione centinaia di milioni di lavoratori. Perché chiudere un occhio su fenomeni così chiaramente innaturali? Dal Vaticano ci si sarebbe attesa una mediazione! Ma quale potrebbe essere?
 
Per dirla in termini teologici la condivisa centralità del Divino concepita in questa maniera dimentica quell’altra concezione del Divino che invece pone delle regole sociali e quindi economiche come il diritto naturale che Cicerone mirabilmente descriveva come “Diritto scritto da Dio nel cuore di ogni uomo dal quale NESSUNO potrà mai prescindere se non al prezzo di perdere la sua qualità di persona” (sintetizziamo). In quel Diritto Naturale v’è la proprietà privata che sta assieme al diritto di curarsi come si vuole o al diritto di lavorare, cose che la politica e legislazione attuale non garantiscono anzi impediscono per proteggere i sempre più pochi fortunati che si sono inseriti nel mondo del lavoro e nell’economia. La stessa Rerum Novarum al suo primo capitolo ricorda proprio la sacralità della proprietà perché è Jus Naturalis e quindi intangibile.
 
Che facciamo? buttiamo via la Rerum Novarum? Che fu scritta proprio perché all’epoca (era il 1891) il Papa ritenne che il regime liberale di allora stava producendo eccessivi accentramenti di ricchezza mentre le moltitudini conoscevano una miseria mai vista?
 
Quindi il futuro non potrà essere fatto con i principi mondialisti che ci hanno imposto in questi anni; non è vero che il futuro sarà governato dalle multinazionali e non è vero che il mondo sarà diviso in grandi Stati continentali. Ma quello che più conta è che non è vero che la Chiesa possa rinunziare all’essere magistero per tutti.
 
L’universalismo cristiano e, segnatamente, cattolico è l’universalità del Diritto giusto non certo del diritto dei forti come è oggi! Il Diritto giusto è il Diritto Naturale che è da sempre e per sempre non il diritto dei forti che cambia in base alle convenienze! La Chiesa deve rappresentare gli esclusi che sono perseguitati proprio dal proprio Stato e non sono difesi dai politici, dai sindacalisti, da nessuno. Imporre ad esempio una bolletta elettrica che per due terzi è fatta di tasse significa pretendere tasse anche da chi non ha reddito e quindi non ha il dovere di pagare tasse! Per giunta con la minaccia non remota di vedersi privare in caso di mancato pagamento di un bene essenziale come l’energia elettrica o l’acqua o il gas. Tasse che - va detto - devono servire al riarmo. La rappresentanza degli esclusi contro i Poteri Forti legati a doppio filo alla politica è il futuro della Chiesa; perché la Chiesa è il deposito della nostra cultura e civiltà che non possono essere barattate per rafforzare quelli che già sono forti.
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