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Il saluto al Pontefice

«L’eredità di Papa Francesco, il pontefice degli ultimi che ha incarnato il Vangelo con la vita»

Il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia rende omaggio ai 12 anni di pontificato di Jorge Mario Bergoglio: “Un testimone autentico, un artigiano di pace, un esempio vivente di coerenza e misericordia”

francesco boccia

Francesco Boccia

BISCEGLIE – Un tributo sentito e denso di significato quello rivolto da Francesco Boccia, capogruppo del Partito Democratico al Senato, a Papa Francesco, in occasione del bilancio spirituale e umano dei 12 anni di pontificato. Un messaggio affidato ai social che ripercorre il cammino di Jorge Mario Bergoglio, primo pontefice latinoamericano della storia, figura simbolo di una Chiesa che ha scelto di stare accanto agli ultimi.

“Francesco ha segnato un’epoca, ispirando milioni di persone con il suo esempio”, ha scritto Boccia. Non un semplice annunciatore di parole, ma un uomo che ha saputo tradurre il Vangelo in gesti concreti, dalla visita ai migranti a Lampedusa fino agli incontri nei luoghi del dolore e dell’emarginazione.

Nel suo messaggio, il senatore pugliese sottolinea come il papa argentino abbia incarnato fino in fondo la “cultura della misericordia”, opponendosi con forza alla “cultura dello scarto”, che esclude i poveri, i migranti, gli anziani, i lavoratori sfruttati. “Ha denunciato senza ambiguità l’abisso delle disuguaglianze, i mali del capitalismo sfrenato, l’orrore della tratta di esseri umani”, scrive Boccia, ricordando il significato profondo della sua enciclica Laudato si’, un documento che ha saputo scuotere le coscienze e parlare al mondo intero.

Per Boccia, Francesco è stato il buon samaritano dei tempi moderni, capace di rovesciare ogni aspettativa: non il sacerdote o il levita, ma lo straniero e l’emarginato sono l’immagine del vero amore cristiano. In un mondo segnato da conflitti e divisioni, Papa Francesco ha scelto con ostinazione il dialogo, l’accoglienza, la fraternità.

Il parlamentare richiama anche un’espressione del papa che, nella sua semplicità, racchiude un’intera visione: “La mia gente è povera e io sono uno di loro”. Una frase che diventa, per Boccia, la sintesi del suo ministero, fatto di umiltà, prossimità e coerenza radicale tra ciò che si predica e ciò che si vive.

Nel cuore del suo messaggio, l’esortazione a riscoprire il legame profondo tra parola e azione, tra ciò che si proclama e ciò che si testimonia ogni giorno. “Per chi ha fede, questa è la potenza della Parola che si fa carne. Ma anche per chi non crede, è un appello alla coerenza, al coraggio di essere ciò che si dice di voler essere”, scrive Boccia.

Infine, il senatore rievoca uno dei titoli più antichi e meno conosciuti del papa: “Servus servorum Dei”, servo dei servi di Dio, titolo che Francesco ha incarnato fin dal primo giorno. “Quel titolo risalente al IX secolo – osserva Boccia – oggi sembra la firma discreta ma indelebile lasciata dal pontefice venuto dalla fine del mondo”.

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