BARI - Le autorità comunali hanno disposto la chiusura del reparto dedicato alla vendita del pesce della ex manifattura tabacchi in conseguenza dei danni provocati alle coperture dal vento spirato per alcuni giorni.
Ci sembrava strano che quelle coperture fossero così delicate da non reggere ad alcuni giorni di vento! Se questo fosse da considerare vero il pericolo che esercenti e clienti hanno corso nei passati anni è stato veramente elevato. In verità abbiamo lamentato più volte lo sato di degrado se non di abbandono in cui sembrava versare la struttura dedicata allo storico mercato rionale, ma non credevamo che fossimo in queste condizioni così gravi. Peraltro in una città così prona a rendere perfetti supermercati provenienti da tutte le parti del mondo abbandonare al proprio destino i propri competenti e storici operatori ci sembrava incredibile.
Quindi ci siamo recati già alcuni giorni fa ad interrogare proprio chi vi lavora da una vita; i commercianti ci hanno detto che la copertura è stata gravemente compromessa dalla rimozione (per un furto) di parti della stessa che tenevano assieme e ben ancorati le componenti della copertura stessa. Quindi la cosa era nota da tempo e i ladri che hanno commesso il furto non devono essere passati inosservati, ma tutto questo è quanto ci ha raccontato la vox populiusualmente molto ben informata ma che altri -non certo noi- dovrebbero verificare.
La cosa che invece conta sapere è se l’attuale amministrazione voglia o no rilanciare il mercato restituendogli la dignità che questo posto merita per la sua storia e per la sua oggettiva bellezza. I lavori di restauro in corso in una parte della struttura sono stati voluti non certo per i commercianti baresi ma per potentati non locali che dovranno adibirli a scopi non inerenti alla vita della città e del quartiere se non indirettamente.
Che fine fa il mercato? Che si aspetta ad incentivare nuovi commercianti? Perché non avviare subito il restauro almeno delle parti inutilizzate da offrire poi a rotazione agli altri esercenti? Si attende un terremoto o un altro evento climatico avverso per accorgersi che il pavimento e le pareti sono praticamente distrutti? Come mai non si avverte attenzione per questo pezzetto di storia della nostra più vera anima? E i locali inopportunamente occupati da uffici comunali all’interno della Manifattura non si sono accorti dello stato di pericolosità? Oppure non se ne frega nessuno dei commercianti che vi lavorano?
Ma v’è di peggio: se è vero che la tempesta di vento è stata forte tanto da distruggere le coperture (come sembra asserire l’Amministrazione comunale) non si sono accorti dello stato in cui versa il verde interno ove alberi non potati da decenni offrono una immensa resistenza ai venti e quindi possono -come recentemente accaduto a Milano- essere sradicati ed abbattersi su persone o sullo stesso fabbricato che stanno restaurando? Erbacce incolte da anni fanno il resto, senza parlare dei residui dei senza tetto lasciati un po' dovunque. Si vocifera che si sia deciso di abolire nel medio termine il mercato per sostituirlo con altro, quasi ci si vergognasse di questo ricordo dei tempi che furono.
Invece il mercato della Manifattura Tabacchi è una specie di vestigia vivente del piccolo commercio barese ove gli operatori sono operatori altamente qualificati che conoscono perfettamente i pregi e i difetti di quello che propongono (mentre nei super mercati moderni gli addetti alle vendite non hanno alcuna contezza di quello che vendono e quindi devi affidarti a quello che capisci della etichetta che in caratteri minuscoli cerca di carpire il tuo consenso raggirandoti legalmente) e rappresentano un pezzettino di nostra identità; identità che non si esaurisce in riso patate e cozze, focaccia e birra, orecchiette, allievi e cozze pelose, che pur sono anch’esse icone palpabili della nostro gusto!
Certo, non possiamo pretendere che certi pezzi dei partiti che governano o che ambiscono a governare la città capiscano cose così complesse ma noi cittadini non abbiamo dubbi: vanno individuati e valorizzati i mercati storici e presto anche i copiosi flussi di turisti verranno da tutte le parti del mondo non solo per vedere creare le orecchiette ma anche per sentire il vociare e guardare i colori dei nostri mercati.
Se invece si dovesse assecondare la fine di questi mercati presto i supermercati contro il caro macelleria ci delizieranno dell’ultima bistecca appena sfornata dalla stampante tre D che farà bella mostra di sè nella food hall o dei grilli fritti provenienti da allevamenti supertecnologici e, per i più esigenti, non mancheranno vermi geneticamente modificati per essere in tutto e per tutto uguali alle pesche ma che avranno in più il pregio di muoversi autonomamente nel piatto. Questa blasfema invasione di progressismo ormai totalmente autoreferenziale va fermata e vanno fermati i percorsi che permettono a queste proposte di arrivare fino a noi che sono le catene distributive; catene distributive che in attesa che la propaganda di grilli, vermi et similia faccia il suo corso ci propinano già oggi alimenti “poco”modificati geneticamente e“poco”trattati con pesticidi e diserbanti e quindi si dicono essere “poco” progressisti e perfettamente in linea con la legge vigente. Ma privi di ogni rapporto con la nostra identità.
Toglierci da parte della politica -che dovrebbe rappresentarci- e in omaggio al mondialismo tecnocratico anche il piccolo commercio dopo aver cacciato da via Manzoni e via Sparano e piazza Mercantile il commercio barese è inqualificabile!
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