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Lecce
19 Aprile 2025 - 06:38
Viviana Matrangola
LECCE - Una violenza feroce, consumata in pieno giorno e ripresa con i cellulari come se fosse un trofeo da esibire online. È quanto accaduto nella stazione ferroviaria di Galatina, dove un minore disabile, di origine straniera, è stato vittima di un violento pestaggio da parte di un gruppo di ragazzi.
Secondo quanto ricostruito, il giovane sarebbe stato aggredito in modo brutale, riportando una frattura a una costola e diverse contusioni. Il fatto ancora più inquietante è che il ragazzo avrebbe taciuto tutto ai genitori, forse per paura di ulteriori ritorsioni, segno evidente di una spirale di soprusi già in atto da tempo.
Non si è trattato di un episodio isolato, ma di una vera e propria spedizione punitiva, condita da un’agghiacciante ostentazione della violenza: i responsabili hanno infatti ripreso l’aggressione con i cellulari e diffuso il video sui social, incuranti delle telecamere di sorveglianza presenti nell’area. Un gesto che, più che imprudenza, sembra rivelare un totale disprezzo per le conseguenze e per l’autorità dello Stato.
Le immagini ora sono al vaglio degli inquirenti, che stanno lavorando per identificare i responsabili e chiarire ogni dettaglio dell’accaduto. Intanto, la Regione Puglia ha espresso la propria solidarietà alla vittima e alla sua famiglia, sottolineando però come le parole di vicinanza istituzionale non possano più bastare.
A intervenire è stata Viviana Matrangola, assessora regionale alla Cultura e Legalità, che ha tracciato un quadro allarmante: “Negli ultimi mesi, gli episodi di violenza giovanile sono aumentati e assumono contorni sempre più inquietanti.” Per questo, ha spiegato, è in corso un confronto con le Prefetture pugliesi per approfondire il fenomeno delle cosiddette “baby gang” e mettere a punto strategie concrete di prevenzione e contrasto, in collaborazione con scuole, servizi sociali e realtà del terzo settore.
Secondo Matrangola, la risposta deve essere culturale prima ancora che repressiva. È necessario investire in educazione alla legalità e al rispetto, agendo sul tessuto sociale e familiare, e rafforzare il ruolo educativo della scuola, affinché nessun ragazzo venga lasciato solo e nessuna violenza passi sotto silenzio.
“Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a tutto questo,” ha dichiarato l’assessora. “Occorre richiamare ogni adulto al proprio ruolo educativo: genitori, insegnanti, istituzioni. Solo così potremo spezzare la catena dell’indifferenza e impedire che tragedie simili si ripetano.”
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