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Bari

Venerdì Santo all’insegna del pesce, ma con attenzione: prezzi in aumento e 8 su 10 arrivano dall’estero

Coldiretti lancia l’allarme: cresce il consumo ma cala la produzione nazionale. Il consiglio? Scegliere pesce locale, fresco e tracciato

Stop alla pesca in Adriatico

Il pesce

BARI – Come da tradizione, con il Venerdì Santo i pugliesi tornano a portare il pesce sulle tavole pasquali, ma quest’anno a pesare sulle scelte dei consumatori è l’aumento vertiginoso dei prezzi, che si ripercuote sul potere d’acquisto delle famiglie. Secondo Coldiretti Pesca Puglia, che ha diffuso un’analisi in occasione dei riti alimentari della Settimana Santa, il consiglio è uno: rivolgersi ai pescatori locali di fiducia, scegliendo pesce a “miglio zero”, fresco e garantito.

I dati parlano chiaro. Secondo le rilevazioni del mercato telematico Bmti, rispetto al 2024 i rincari oscillano tra il 6% e il 70%: i gamberi rossi hanno fatto segnare aumenti fino al 44%, le orate allevate sono cresciute tra il 6% e il 13%, il branzino del 9%, le seppie addirittura fino al 70%, e i rombi fino al 22%.

In questo contesto, la scelta di pesce locale e tracciabile diventa un atto di consapevolezza, utile non solo a garantire qualità e freschezza, ma anche a sostenere un comparto, quello della pesca e dell’acquacoltura pugliese, da troppo tempo in affanno.

Nel 2024 l’Italia ha toccato un record storico di importazioni, con 1,1 miliardi di chili di pesce straniero, l’equivalente di quasi 8 pesci su 10 consumati sulle tavole italiane. Spesso i consumatori non ne sono consapevoli, anche a causa di etichette poco chiare e dell’assenza dell’obbligo di indicazione d’origine nei piatti serviti nei ristoranti, che rende possibile spacciarli per italiani.

In Puglia, il settore della pesca e dell’acquacoltura ha un valore economico stimato di 225 milioni di euro. La flotta operante lungo le coste regionali è composta da 1.455 battelli, pari al 12,3% del totale nazionale, con un’incidenza del 10,5% sul tonnellaggio e del 12% sulla potenza motore. I principali poli produttivi sono Manfredonia, Molfetta, l’area sud di Bari e il Salento, con un pescato che spazia dai gamberi agli scampi, dai merluzzi alle spigole, fino alle ombrine e alle orate di allevamento in mare aperto.

Coldiretti torna quindi a ribadire l’importanza dell’etichetta sul banco del pesce, dove devono essere indicati metodo di produzione, attrezzo di cattura e zona di provenienza, come Mar Adriatico o Mar Ionio. Per i prodotti congelati, è obbligatorio riportare la data di congelamento, e se decongelati, va specificato chiaramente in etichetta.

Per riconoscere il pesce fresco, Coldiretti consiglia di verificarne l’odore (che non deve essere forte o sgradevole), la consistenza soda della carne, le branchie rosse o rosate e umide, gli occhi lucidi e non opachi. Meglio evitare i pesci già privati di testa e pinne, mentre per molluschi e mitili il guscio deve essere ben chiuso. Particolare attenzione va posta anche ai gamberi, che non devono avere teste annerite.

Gli italiani consumano in media 28 chili di pesce all’anno, una cifra superiore alla media europea ma distante dai livelli di altri Paesi marittimi come il Portogallo, dove si superano i 60 chili, quasi il doppio.

Quello della pesca, denuncia Coldiretti Puglia, è un settore in crisi da oltre 30 anni, stretto tra consumi in crescita e produzione interna in calo. La pesca tradizionale fatica a tenere il passo, mentre l’acquacoltura non basta a coprire il fabbisogno. La soluzione, secondo l’associazione, passa per il rilancio dei mercati dei pescatori, con iniziative come quelle di Campagna Amica, puntando sulla vendita diretta e la trasparenza della filiera.

Una sfida che parte dal carrello, ma che riguarda il futuro di un comparto identitario per l’economia e la cultura del territorio.

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