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Andria
17 Aprile 2025 - 06:30
Uliveto devastato dalla Xylella
ANDRIA – Il batterio della xylella fastidiosa ha raggiunto la provincia di Barletta-Andria-Trani. A darne conferma è il ritrovamento di un ulivo infetto nelle campagne di Minervino Murge, un evento che segna l’ingresso ufficiale dell’epidemia vegetale anche in questo territorio, dopo aver già colpito altre zone della Puglia.
A commentare con amarezza la notizia è Gaetano Riglietti, segretario generale della Flai CGIL Bat, che parla di una “tragedia annunciata”. Secondo il sindacalista, si tratta del temuto epilogo di un allarme che era stato lanciato già da tempo, quando il batterio si trovava ancora alle porte di Bari. “Avevamo chiesto strategie efficaci per arginare la diffusione, qualcosa è stato fatto, ma non è bastato”, afferma Riglietti.
Il precedente più preoccupante risale al 2020, quando fu segnalato un focolaio in un vivaio a Canosa di Puglia. Anche allora la CGIL sollecitò interventi immediati, temendo che l’inazione potesse compromettere l’intero comparto olivicolo locale. Un timore che oggi si è concretizzato, con il ritorno dell’incubo xylella proprio nel cuore di uno dei territori più olivetati d’Italia.
“La situazione è grave – insiste Riglietti – e non possiamo permetterci ulteriori ritardi. Serve un piano di monitoraggio capillare su tutta l’area della provincia Bat, e parallelamente è necessario attivare misure di contenimento rapide ed efficaci, prima che il contagio si estenda ad altri ulivi”.
Oltre alla preoccupazione per l’ambiente e l’agricoltura, c’è anche quella per il futuro occupazionale. Secondo la Flai CGIL, anche un numero contenuto di casi può generare pesanti ricadute sul lavoro, in un comparto già messo alla prova da crisi e difficoltà sistemiche.
Riglietti sottolinea come l’olivicoltura rappresenti non solo un’economia, ma anche un’identità. “È il nostro paesaggio, la nostra cultura, la nostra storia. Questo territorio ha nella coltivazione dell’ulivo una vocazione profonda, che ora rischia di essere irrimediabilmente compromessa”.
La speranza, conclude il sindacalista, è che questo primo caso rappresenti “un campanello d’allarme per reagire con determinazione”, prima che sia troppo tardi.
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