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La storia
15 Aprile 2025 - 07:20
Mirna Mastronardi racconta il suo dolore in Commissione regionale
BARI – Il dolore che si nasconde dietro un sorriso, la tragedia che si consuma nel silenzio delle stanze di casa. È la storia di Mirna Mastroianni, madre trentaseienne, che ha raccontato davanti alla Commissione regionale sulla criminalità il dramma della figlia Dea, scomparsa nel silenzio di una sera qualunque. Una testimonianza che ha attraversato la sala come una lama, portando alla luce con cruda lucidità la fragilità di un’intera generazione.
Nel mondo, più di 1 adolescente su 7, tra i 10 e i 19 anni, convive con un disturbo psichico diagnosticato. Il suicidio è la quarta causa di morte tra i giovani dai 15 ai 19 anni, con una media di 46.000 vittime ogni anno, più di 1 ogni 11 minuti. Ogni anno, 800.000 persone muoiono per mano propria, e la maggior parte sono giovani. Una vera emergenza globale che, secondo gli esperti, entro il 2030 supererà per incidenza anche le malattie cardiovascolari. Depressione, ansia, autolesionismo e pensieri suicidari stanno diventando le nuove epidemie silenziose del nostro tempo.
“Dea non mostrava alcun segnale”, ha raccontato la madre con voce spezzata. Brava a scuola, affettuosa, legata profondamente alla famiglia. Nulla faceva presagire quel gesto estremo. Solo qualche ora prima, l’abbraccio consueto della buonanotte sembrava uguale a tanti altri. Invece, era l’ultimo.
Il suo racconto, condiviso davanti ai componenti della Commissione, ha scosso anche il presidente Luigi Caroli, che ha ringraziato pubblicamente la signora per “un atto di coraggio e verità che ci impone di agire”.
L’esperienza personale di Mirna si inserisce in un contesto ancora troppo fragile. Smartphone e social media, dicono gli esperti, hanno un impatto diretto sul benessere psicologico dei giovani. Il confronto continuo con modelli irraggiungibili, l’iperconnessione, la perdita di spazi di socialità reale e l’isolamento emotivo sono diventati fattori scatenanti di disagio profondo. Dal 2013, anno in cui i dispositivi mobili sono diventati accessibili a tutti, sono aumentati i casi di autolesionismo tra bambini e adolescenti. Una tendenza aggravata ulteriormente dalla pandemia da Covid-19, che ha stravolto ogni equilibrio sociale.
La solitudine giovanile è ormai un’epidemia invisibile e trasversale. E spesso, non lascia tracce visibili. I segnali sono sottili, non sempre riconducibili a forme depressive evidenti. Impulsività, autosvalutazione, isolamento, perfezionismo, uso di sostanze, storie di bullismo o una sessualità precoce possono essere spie di un disagio che cresce silenziosamente. Ma a volte, non c'è nemmeno questo. Solo il nulla che precede una tragedia.
“Abbiamo decuplicato i fondi per l’autismo, costruito 6 centri dedicati in Puglia, uno per provincia. Ma non basta”, ha ammesso il presidente della Regione Michele Emiliano, in un’altra recente occasione. È necessario un investimento sistemico e una piena attuazione della legge regionale per la prevenzione e il contrasto al disagio minorile, uno strumento già esistente ma ancora troppo poco applicato.
Mirna Mastroianni non intende fermarsi. Ha avviato un’associazione di volontariato per restare vicina a chi vive lo stesso dolore, per parlare con le istituzioni, per trasformare la tragedia personale in un messaggio collettivo.
“Una goccia in un oceano di dolore”, ha detto. Ma anche la più piccola goccia può muovere onde.
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