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"Se non paghi ti veniamo a prendere sotto casa", una imprenditrice sfinita dalle minacce denuncia: 4 arresti. Il video

Colpo della Guardia di Finanza contro una rete di strozzini: applicati interessi fino al 1.000% annuo. Sequestrati beni e denaro per un valore complessivo di circa 3,5 milioni di euro. Sono 12 le persone coinvolte

Il Gico della Guardia di Finanza di Bari in azione

Il Gico della Guardia di Finanza di Bari in azione

Imprenditrice sfinita dalle minacce denuncia: 4 arresti nella Bat - Le dichiarazioni anche del Procuratore capo di Trani Renato Nitti

BARI E BAT - Si è abbattuto un duro colpo sulla rete di usura che operava tra Barletta e Trani, nel cuore della sesta provincia pugliese. Nelle prime ore di questa mattina, i militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Bari, su mandato della Procura di Trani, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Trani nei confronti di 4 persone: 3 sono finite in carcere, mentre 1 è stata posta ai domiciliari.

Le accuse, pesantissime, vanno dall’usura aggravata all’estorsione, passando per riciclaggio, evasione fiscale e esercizio abusivo dell’attività finanziaria. L'inchiesta, avviata grazie alla denuncia coraggiosa di un'imprenditrice in gravi difficoltà economiche, ha permesso di far luce su un sistema ben organizzato di prestiti illegali, che secondo gli investigatori avrebbe movimentato complessivamente circa 600.000 euro.

La donna, esasperata dalle continue pressioni e dalle minacce ricevute, ha trovato il coraggio di rivolgersi alle forze dell’ordine, raccontando di essere vittima di un’usura spietata gestita da due fratelli di Trani, con la complicità di un uomo di Terlizzi incaricato di riscuotere i debiti. Gli inquirenti hanno ricostruito, anche grazie a intercettazioni e perquisizioni effettuate nel luglio 2023, un quadro agghiacciante fatto di titoli di credito, assegni, cambiali e pressioni psicologiche asfissianti.

Gli arrestati sono i fratelli Giovanni e Lorenzo Curci, di 55 e 54 anni, e il 39enne Pasquale Pellegrino. Ai domiciliari il 76enne Mario Maiellaro.

Tra le intercettazioni, emergono frasi che testimoniano la brutalità dei metodi utilizzati. "Se non paghi ti veniamo a prendere sotto casa", è uno degli ammonimenti rivolti alle vittime. In un altro colloquio, si sente minacciare in modo ancora più esplicito: "Oh balenga! Ma lo dobbiamo sistemare sto fatto?! Scimunita! Si o no?! Che sennò vediamo diversamente di sistemare sto fatto…". Ancora, in un’escalation di intimidazioni, un indagato spiega: "Questi soggetti sono pericolosi. Con questi soggetti non si scherza. Non sai cosa ti può succedere", e prosegue: "...Chiudiamo, sennò passi i guai tu e passo i guai io! Maledizione a me che mi sono messo in mezzo a questa storia".

Le indagini hanno inoltre accertato che i tassi applicati sui prestiti variavano tra il 70% e oltre il 1.000% annuo, ben al di sopra del tasso soglia stabilito dalla legge. In altri episodi, i finanziamenti illeciti raggiungevano comunque interessi esorbitanti, fino al 360% annuo.

Il sistema criminale non si fermava ai prestiti: gli indagati si avvalevano di una società attiva nel settore calzaturiero per emettere fatture per operazioni inesistenti, nel tentativo di dare una parvenza di legalità all'attività di usura e occultare così le somme da restituire allo Stato.

Nell’ambito dell’operazione, è scattato anche un maxi sequestro preventivo, comprensivo di beni immobili, denaro contante e altre risorse finanziarie per un valore stimato di circa 3,5 milioni di euro, ritenuto il profitto dei reati di usura, evasione e riciclaggio. Le misure hanno colpito 12 indagati e la società coinvolta nel giro di fatture false.

L’operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Trani, ha visto il coinvolgimento del Nucleo PEF Bari della Guardia di Finanza, impegnato in una complessa attività investigativa fatta di intercettazioni, sequestri probatori, pedinamenti e testimonianze, alcune delle quali fornite da persone reticenti, intimorite dal timore di ritorsioni.

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