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L'ACCIAIERIA

Gli anni di Gambardella

Così nacque la fabbrica a Taranto

Ex Ilva al bivio

Ex Ilva al bivio

LA PARENTESI TERNI ACCIAI SPECIALI

A Terni da dicembre 1985, seppi del grave incendio nella sala motori del TNA/2 del Siderurgico del settembre 1986 che interruppe il piano di risalita del Siderurgico in marcia ai massimi livelli.

Con la Legge n. 349/1986 nacque, finalmente, il Ministero dell’Ambiente poi chiamato MATT.

Avevo mantenuto l’incarico di docente a contratto con l’Università di Bari e tenni il seminario Le Acciaierie di Terni e il Centro siderurgico di Taranto studiati all’Università di Bari.

“Il più giovane stabilimento siderurgico, quello di Taranto, ed il più antico, quello di Terni, illustrati agli studenti di Ingegneria di Bari in un excursus che copre le più significative esperienze della siderurgia Italiana. Questa la sintesi del seminario, che si è concluso nei giorni scorsi alla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bari, Dipartimento di Progettazione e Produzione industriale, ad iniziativa dei proff. Dattoma e Demelio dell’Ateneo Barese, nel filone dei rapporti biunivoci tra Università e Industria. Pur nella loro diversità storica, strutturale e produttiva, i due stabilimenti sono accomunati dallo sforzo organizzativo e tecnologico sviluppato in tempi diversi per migliorare i livelli di efficienza produttiva. In questo sforzo sono inseriti gli obiettivi della manutenzione produttiva finalizzata agli obiettivi più generali degli stabilimenti. Gli studenti hanno apprezzato il contatto con uomini di azienda, portatori di conoscenze ed esperienze difficilmente rintracciabili nei testi universitari. Particolare impressione hanno fatto l’affascinante intreccio tra moderno ed antico dello stabilimento di Terni, sintesi di tradizione centenaria e di tecnologie avanzate e la “dimensione mostruosa” dello stabilimento di Taranto. e dei suoi dati impiantistici e gestionali.”

Nel Siderurgico ci sono: 540 carriponte; 1.000 motori da 3 e 10 kilowatt; 2.500 motori mill; 17.000 motori corrente alternata; 4.000 motori a corrente continua; 10.000 riduttori di velocità; 190 Km di nastri trasportatori; 1.495 locomotori, automezzi, trattori e gru; 140 vagli vibranti; 48 gabbie di laminazione; 4.500 rulli di via a rulli; 24 aspi avvolgitori; 315 pompe verticali; 3.000 altre pompe. Nello stabilimento c’è il consumo/annuo di: 10.000 tonn di lubrificanti; 40.000 cuscinetti; 11.000 ripristini in officina; 32 miliardi di lire di ricambi; 40 miliardi di lire di refrattari.

Quei numeri materializzano un po’ la “dimensione mostruosa” del Siderurgico di Taranto.

IL “CICLONE GAMBARDELLA” SULLA FINSIDER - NASCE ILVA SPA

A maggio 1987 sulla Finsider, e quindi su Terni e sul Siderurgico di Taranto, arriva il “ciclone Gambardella”, già Amministratore Delegato di Ansaldo, che mette a soqquadro tutta la Finsider, in primis il management del Siderurgico che si era formato in un decennio di alti e bassi, tra mille difficoltà soprattutto finanziarie e sociali, rese ancor più difficili in quanto in tutt’Europa è in corso il cammino verso il Mercato Comune Europeo di cui quello dell’acciaio era tra i più complicati e sorvegliati. L’ing. Attilio Angelini, da D.G. del Siderurgico diviene D.G. della Acciaieria di Terni dal 1/6/1987 e conferma il progetto per la manutenzione firmato anche dai sindacati uniti.

Nell’ottobre 1987 sulla stampa appaiono allarmi di politici e sindacalisti umbri che interpellano il Ministro delle Partecipazioni Statali sulla “trasformazione della Terni in divisione monoprodotto dell’Italsider con conseguenze devastanti per l’economia ternana (- 2500 addetti) e per l’economia nazionale che perderebbe l’unico produttore di acciaio magnetico e di fucinati”.

Secondo le cronache del tempo, a chiusura dell’anno finanziario 1987, per la prima volta da più di un decennio, l’IRI riportò il bilancio in utile, e di questo il presidente Prodi si fece sempre un vanto, mentre Enrico Cuccia affermava: “Prodi nel 1988 ha solo imputato a riserva le perdite in siderurgia, perdendo come negli anni precedenti”. La cosa incomprensibile è che a pag. 57 del documento ufficiale IRI del 1986 (NdR: citato nella precedente puntata di questa Cronistoria) è scritto che “l’Istituto è tornato all’utile nel 1985 (12 miliardi) dopo quasi un decennio di perdite (567 miliardi nel 1984)”.

Al di là di queste stranezze, il 9/5/1988 nasce la società Ilva “per trasformazione delle preesistenti Finsider, Nuova Italsider, Nuova Deltasider e Terni Acciai Speciali da concludere nel 1989. Ilva è una società operativa che sviluppa la sua attività tramite una struttura multi-divisionale che ne assicura unitarietà di indirizzo e di gestione strategica”. Gli organi direttivi di Ilva sono: Mario Lupo presidente, Giorgio Benevento vice presidente, Giovanni Gambardella amministratore delegato, Giovanni Gillerio, Piero Nardi e Giorgio Zappa direttori generali.”

Comunque, quasi tutta la vecchia guardia Italsider resta a galla: Sergio Noce A.D. di Dalmine SpA e Amministratore unico di Cogne srl; Giovanni Mario Costa presidente del Centro Sperimentale Metallurgico; Girolamo Morsillo presidente ICROT con Leonardo Sgorbini A.D.; Dario Del Buono presidente ITA Racconigi e Riccardo Roncan A.D., ecc..

Nel frattempo era in atto una complessa e dura trattativa in sede comunitaria europea su siderurgia pubblica e privata in cui “si accertò che i finanziamenti pubblici erano serviti a ripianare perdite, piuttosto che a ridurre la sproporzione dell’indebitamento che aveva caratterizzato la Finsider”. Lupo e Gambardella prospettarono all’IRI una nuova proposta che prevedeva la liquidazione volontaria di Finsider e contestualmente di Italsider, Nuova Deltasider e Terni Acciai Speciali, e la creazione di Ilva SpA a cui trasferire le attività valorizzabili, consentendo un drastico abbattimento dell’incidenza di ammortamenti e di oneri finanziari. Alla base dell’operazione di Lupo e Gambardella c’era la volontà di sciogliere, una volta per tutte, alcuni nodi che la siderurgia pubblica si trascinava da tempo. A me tornarono in mente le parole di Sergio Noce, direttore del Siderurgico, che, già nel 1982, denunciava i “3 miliardi al giorno di oneri finanziari che strangolavano il Siderurgico” (NdR – 8^ puntata di Cronistoria “Nel Siderurgico non c’è pace” del 21/03/2025).

Il Siderurgico di Taranto diventava la base fondamentale del nuovo gruppo, si chiudevano Bagnoli, Novi, Torino, Campi, Sesto S. Giovanni e altre unità inferiori, si ridimensionava Terni e si vendeva Cogea - Genova ai Riva. Il piano denunciava un esubero di oltre 23.000 dipendenti, con prepensionamento per quelli della siderurgia pubblica. Il Comitato dei Ministri CEE approvò il Piano con vincoli forti e precisi.

L’Ilva diviene operativa dal 1° gennaio 1989 con stabilimenti già Nuova Italsider, Nuova Deltasider, Terni Acciai Speciali e importanti partecipazioni in società operanti nella distribuzione. Tutto passerà all’I.R.I. entro il 1990.

Per motivi famigliari, avevo chiesto di tornare a Taranto: il 1° luglio 1989 ero di nuovo a Taranto.

IL SIDERURGICO DELL’ERA GAMBAREDELLA

Rientrato nel Siderurgico, nelle more della nomina a direttore generale di Sidermontaggi, ipotizzata per me dal dr. Zappa con l’ing, Angelini, mi assegnarono “Progetti Speciali” alle dipendenze della Direzione della Divisione Impianti, diretta dall’ing. Giovanni Vespasiani (anche Amministratore Delegato di Sidermontaggi oltre che cognato dell’ing. Angelini).

L’atmosfera in stabilimento era di disorientamento, perplessità e timore per lo scombussolamento in atto, illustrato in ironiche vignette che giravano in stabilimento. Sintomatico fu il fatto che, per sopperire a banali esigenze di ufficio, il 7 agosto 1989 mi feci autorizzare dal Servizio Vigilanza “l’ingresso in stabilimento di una libreria in tek di mia proprietà. La libreria in questione, che a suo tempo ritornerà nella mia abitazione, è destinata temporaneamente nel mio ufficio c/o LMI”.

Come primo incarico collaborai all’allestimento di palco e servizi vari per l’“Incontro di Giovanni Paolo II con i lavoratori e i dirigenti dell’Ilva” di sabato 28 ottobre 1989. Conservo una foto del Papa con l’ing. Guido Colavini e altri e il discorso (4 pagine) del Papa di cui qui riporto le prime frasi, con riserva di pubblicare, se richiesto, l’intero discorso.

“Cari amici, fratelli e sorelle.

A voi il mio saluto deferente e cordiale. E’ stato mio preciso impegno cominciare qui, tra voi, la mia visita pastorale in terra ionica. Siete infatti voi, lavoratori, abitanti di Taranto e della provincia o provenienti da tutta la Puglia, e perfino da varie regioni italiane e dall’estero, il primo motivo della presenza del Papa nella vostra città. In questo momento e da questo stabilimento il mio pensiero va a tutti i lavoratori che, in questa area del sud d’Italia, così provata e pur così ricca di potenzialità, vivono le speranze e le delusioni del lavoro moderno”.

Dopo l’evento papale, fui responsabile della ristrutturazione della grande palazzina a due piani affacciata sull’Appia, già sede del mio TES, da adattare a palazzina di Direzione, includendovi la Foresteria che prima non c’era mai stata.

Inaugurata la nuova palazzina di Direzione, mi capitò di “scoprire” l’esistenza di un “tesoro” della Divisione Impianti, sparpagliato in capannoni e all’aperto, costituito dalle rimanenze della costruzione degli impianti dello stabilimento dal 1960 al 1990, in carico alla Divisione Impianti, mai censite. Vespasiani mi autorizzò ad approfondire la questione.

Misi su un gruppetto di persone che avevo apprezzato nella mia precedente esperienza tarantina, dotate di spirito critico positivo e creatività. Lavorammo coinvolgendo tutti i settori interessati.

Il 14 novembre 1990 presentai a Vespasiani la relazione su quanto avevamo fatto e le conclusioni propositive che, messe in atto, avrebbero evitato il ripetersi degli inconvenienti rilevati e prodotto importanti sopravvenienze economiche positive.

Ottenuto il benestare del vertice aziendale a Genova, fu indetta la riunione del 9 gennaio 1991 in presenza dei massimi dirigenti del Comprensorio di Taranto per l’esame del “Progetto recupero materiali ex Impianti” e l’approvazione di “Provvedimenti per migliorare il settore dei materiali per impianti”.

Qui riassumo, dal resoconto a cura di “Organizzazione di Comprensorio”, le decisioni assunte.

1. La relazione De Marzo del 14.11.90 merita attenzione per dimensione economica complessiva e benefici ottenibili della razionalizzazione

2. Si decide di concretizzare il progetto nei segmenti prioritari: dismissione delle giacenze anomale di MAG/IMP; aggiustamenti gestionali/organizzativi in MAG, DIM, RIN; bozza “procedura per chiusura incarichi”; bozza “procedura per contratti lavori chiavi in mano”. Sono approvati: il Comitato Guida (Muni, Cardigliano, Mininno, Bandelli, Balloni, Sperandei, Palumbo, Sanesi, Moroni, De Marzo, Rizzo); Responsabile Progetto De Marzo; i Gruppi Dismissione giacenze anomale, Aggiustamenti gestionali/amministrativi, Chiusura incarichi e Contratti chiavi in mano.

3. Vengono sottolineate indicazioni quali: il MAG/IMP deve essere solo un magazzino temporaneo; suddivisione netta tra materiali per lavori in corso e lavori chiusi o sospesi; le utilizzazioni interne devono essere “incentivate”; ecc..

4. La prossima riunione è prevista per il 7 febbraio, convocata da De Marzo che provvede anche a verbalizzare con Rizzo.

5. Al “Progetto recupero materiali ex Impianti”, che prevede sopravvenienze attive di parecchi miliardi di lire, viene assegnata una commessa di 250 milioni di lire per i costi del progetto.

Conseguito quel “successo” misi mano a ristrutturare uno spogliatoio in palazzina per la Direzione Impianti/Sud sostituendo la baracca di cantiere dov’era accampata da una ventina d’anni.

Fu lì dentro che, in partenza per Sesto S. Giovanni, il 29 dicembre 1991 avrei salutato il Siderurgico definitivamente, con il cruccio di non aver reagito per tempo allo sgarbo della mancata nomina a D.G. di Sidermontaggi.

GAMBARDELLA “IRON MAN”

La fine del primo esercizio di Ilva/Gambardella segnò un risultato molto lusinghiero, accompagnato però da una complessiva perdita di quote di mercato nei comparti in cui si erano compiuti i maggiori sacrifici (lamiere, nastri, Bagnoli, ecc.) a favore dell’aggressività dei francesi di Usinor e Sacilor fusi tra loro e dei gruppi privati. Fu allora che Gambardella lanciò il progetto Utopia, ripensando nuove funzioni industriali per il territorio. Ci fu una fiammata di popolarità: “Gambardella iron-man”, “Gambardella Manager dell’anno”, “L’acciaio dell’Ilva alla conquista d’Europa”, “L’Ilva ha concluso il risanamento della siderurgia”.

Nel 1990 il Ministero dell’ambiente pubblica il decreto “Linee guida per il contenimento delle emissioni inquinanti degli impianti industriali e la fissazione dei valori di emissione”.

Nel 1991 il Ministero dell’Ambiente dichiara l’area di Taranto “area ad elevato rischio ambientale”, ultimo significativo avvenimento della storia ambientale che lega il territorio tarantino alla gestione pubblica dello stabilimento siderurgico che cesserà del tutto nella prima metà degli anni Novanta.

Biagio De Marzo Federmanager Taranto

(11. continua)

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