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Bari

Crolla il prezzo del grano duro italiano, "Speculazioni fuori controllo, il Governo intervenga subito"

Gennaro Sicolo: "Situazione drammatica, produttori strozzati dai ribassi e costretti ad abbandonare i campi. Così affondano la cerealicoltura e mettono a rischio l'intera filiera italiana pasta-grano"

Grano - foto da welovepasta.it

Grano - foto da welovepasta.it

BARI - L’allarme dei produttori di grano duro si fa ogni giorno più drammatico. Le quotazioni del grano italiano continuano a scendere senza freni, travolte da una spirale speculativa che sta causando danni economici devastanti per gli agricoltori. La denuncia arriva forte e chiara da Gennaro Sicolo, vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani e presidente della federazione pugliese, che invoca un intervento immediato del Governo.

"Non possiamo più assistere in silenzio a questo scempio", dichiara Sicolo. "Le manovre speculative stanno facendo crollare i prezzi ben oltre quanto temuto con l’introduzione dei dazi. Serve una risposta immediata da parte delle istituzioni, prima che la nostra cerealicoltura venga definitivamente cancellata".

Negli ultimi giorni, le borse merci di Bari e Foggia hanno registrato cali pesantissimi: meno 9 euro a tonnellata a Bari e meno 7 euro a tonnellata a Foggia. Il grano duro “Fino” si attesta ormai su valori compresi tra 315 e 320 euro a tonnellata, il “buono mercantile” oscilla tra 305 e 310 euro, mentre il “mercantile” è già crollato sotto la soglia psicologica, con prezzi tra 293 e 298 euro.

Secondo Sicolo, la situazione è ormai insostenibile. "Il malcontento tra i produttori è totale", avverte. "Mentre si discute giustamente degli effetti della guerra dei dazi e delle possibili ripercussioni su settori chiave come vino e olio extravergine, si sta sottovalutando la stretta letale che gli speculatori stanno stringendo intorno alla cerealicoltura italiana. I costi di produzione superano ormai di gran lunga i ricavi, rendendo non più sostenibile la coltivazione del grano".

La preoccupazione non è solo per il presente. La prospettiva, ammonisce Sicolo, è quella di un progressivo abbandono dei campi, con conseguenze devastanti per l’intera filiera agroalimentare nazionale. "Se continua così, sempre più agricoltori rinunceranno a seminare, e alla fine anche i consumatori saranno costretti a dipendere quasi esclusivamente da grano estero, spesso di qualità e sicurezza inferiore rispetto a quello italiano", denuncia Sicolo. "Parliamo di importazioni da Paesi con standard non paragonabili ai nostri e, in alcuni casi, di dubbia provenienza attraverso triangolazioni poco trasparenti".

La CIA Agricoltori Italiani non si arrende. In questi ultimi 3 anni, a livello nazionale e con la costante mobilitazione di CIA Puglia, l’associazione ha più volte portato la questione cerealicola all’attenzione di istituzioni e cittadini, promuovendo petizioni, manifestazioni e incontri con i rappresentanti del Governo. "Il rischio è concreto: una vera desertificazione economica dei nostri territori", avverte Sicolo.

Alla base della crisi, oltre alla speculazione finanziaria, ci sono anche importazioni massive, infrastrutture carenti, crescita dei costi di produzione e gli effetti della siccità. Tutti fattori che stanno progressivamente erodendo la competitività della filiera nazionale.

"Continueremo a lottare per il futuro di Granaio Italia e per l’attivazione del Registro Telematico", annuncia Sicolo. "Ma serve di più: serve una forte presa di posizione anche da parte dei consumatori, che devono scegliere consapevolmente solo pasta al 100% italiana. E serve un Governo che si schieri in modo deciso contro le lobby che puntano a sommergere i nostri mercati di grano estero".

L'appello al Governo è pressante: "Utilizzi tutti gli strumenti disponibili per difendere la nostra sovranità alimentare e promuova con forza il consumo di pasta realizzata interamente con grano italiano", conclude Sicolo.

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