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Bari
09 Aprile 2025 - 07:17
Il Palazzo di Giustizia di Bari
BARI - Si è chiuso con una raffica di condanne il processo con rito abbreviato sui sanguinosi regolamenti di conti mafiosi che, nel 2017, insanguinarono il quartiere Japigia di Bari. La gup Gabriella Pede ha inflitto pene pesanti a carico dei nove imputati finiti a giudizio per i delitti di Francesco Barbieri e Nicola De Santis, entrambi assassinati nell’ambito dello scontro tra il clan Palermiti e la fazione guidata da Antonio Busco, allora intenzionato a espandere la propria influenza sulle piazze di spaccio della zona.
Le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia hanno tracciato un quadro dettagliato di una faida senza esclusione di colpi. Secondo la ricostruzione, Barbieri sarebbe stato eliminato dopo aver scelto di rifornirsi di stupefacenti proprio dal gruppo rivale di Busco. Per quanto riguarda De Santis, invece, la sua esecuzione fu decisa come rappresaglia per l’omicidio di Giuseppe Gelao, che gli inquirenti ritengono fosse stato ordinato dallo stesso Busco, già condannato all’ergastolo in primo grado per questo delitto.
Il verdetto più severo è toccato a cinque dei nove imputati, ai quali il tribunale ha inflitto 20 anni di reclusione ciascuno. Si tratta di Giovanni Palermiti, figlio del boss Eugenio Palermiti, Filippo Mineccia, Nicola Parisi, Francesco Triggiani e Raffaele Addante. In particolare, secondo la sentenza, Mineccia avrebbe preso parte a entrambi gli omicidi: nel caso di Barbieri avrebbe agito con Giuseppe Gelao, poi a sua volta ucciso, e Michele Ruggieri, condannato a 18 anni e 11 mesi di reclusione. Per l’agguato a De Santis, invece, Mineccia avrebbe fatto parte del commando assieme a Palermiti e all’ex collaboratore di giustizia Domenico Milella, già condannato per questa vicenda.
La ricostruzione degli inquirenti ha evidenziato come quasi tutti gli imputati abbiano avuto un ruolo attivo nell’eliminazione di De Santis. Nicola Parisi avrebbe messo a disposizione il proprio appartamento per ospitare nei giorni precedenti all’agguato Palermiti, Mineccia e Milella. Addante e Triggiani, invece, avrebbero operato da sentinelle, monitorando i movimenti delle motociclette usate da De Santis e da altri due uomini del gruppo di Busco, che riuscirono a sfuggire al fuoco dei killer.
Un ruolo di vedetta viene attribuito anche a Gaetano Mastrolilli, che ha ammesso le proprie responsabilità e ha ricevuto una condanna a 12 anni e 3 mesi di reclusione.
Il capitolo si chiude con due ulteriori condanne: Domenico Pagone e Agostino Capriati sono stati giudicati colpevoli di favoreggiamento e ricettazione per aver contribuito a distruggere le armi, gli indumenti e il veicolo utilizzati per i due omicidi. Per loro il tribunale ha stabilito rispettivamente pene pari a 3 anni e 4 mesi e 2 anni di carcere.
Il verdetto del processo conferma la ferocia di una faida criminale che, pur di conquistare il controllo dello spaccio nel quartiere, non esitò a ricorrere all’omicidio sistematico, lasciando dietro di sé una scia di sangue e terrore che ancora oggi pesa sulla memoria di Japigia.
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