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L'acciaieria
06 Aprile 2025 - 10:30
LA LETTERA DI PRODI AI DIRIGENTI IRI
A fine 1985, assecondato dai vertici aziendali, andai a Terni in qualità di responsabile di tutti i servizi di manutenzione e dei servizi ausiliari dello stabilimento di Terni, che poco dopo sarebbe diventata Acciai Speciali Terni SpA per poi confluire in Ilva SpA come lo stesso Siderurgico di Taranto. Continuai a seguire le vicende del Siderurgico, non fosse altro perché per un bel po’ di tempo feci il “pendolare” con Taranto dov’era rimasta la mia famiglia.
In stabilimento ricevetti la lettera del 25/6/1986, di seguito riprodotta, del presidente IRI Romano Prodi ai dirigenti con il volume IRI Andamenti e prospettive di Gruppo 1986.
“Caro Dirigente, a nche quest’anno, in vista dell’annuale incontro dei dirigenti del Gruppo, è stato predisposto il documento che allego. Si tratta di una riflessione sui problemi e sulle prospettive del Gruppo IRI. Non è dunque una sorta di strenna con cui cerco di simulare un rapporto personale con tutti i dirigenti del Gruppo che, purtroppo, mi è oggettivamente impossibile. Il testo vuole essere un documento di lavoro su cui mi auguro che ogni singolo dirigente trovi il modo di soffermarsi per effettuare un momento di verifica e, spero, di arricchimento del proprio ruolo.
Sono profondamente convinto della necessità di avere momenti nei quali ognuno di noi possa collocare la propria attività di ogni giorno in contesti più ampi: in contesti, cioè, in cui le nostre singole e inevitabilmente parziali azioni riacquistino senso di maggiore compiutezza.
Mi auguro che la lettura di questo documento risponda a tale esigenza e costituisca un momento di comunicazione sul piano delle idee e delle prospettive professionali. In tal senso qualora vi siano suggerimenti ed osservazioni sulla natura, le finalità o la struttura del testo allegato, che possano essere utili per la nuova edizione, sarò ben lieto di conoscerli. Mi consenta di unire ai più cordiali saluti i più vivi auguri di buon lavoro.
Romano Prodi”
“IRI ANDAMENTI E PROSPETTIVE DI GRUPPO 1986”
Il documento allegato alla lettera di Prodi è un volume di 137 pagine che esamina “Andamenti e prospettive 1986” per l’immensa galassia del Gruppo I.R.I. – Istituto per la Ricostruzione Industriale. In quel momento è composto da 4 Banche, 13 Finanziarie e Gruppi, 217 Società e 7 Partecipazioni. Prima di “pescare” nel documento specifiche indicazioni su Siderurgia e Siderurgico di Taranto, ritengo utile un breve excursus sull’IRI di cui Prodi è stato presidente dal 1982 al 1989 e di nuovo nel 1993/94.
L’I.R,I. fu istituito nel 1933 per acquisire le proprietà industriali di Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano e Banca di Roma. Nacquero la Finanziaria STET per le società telefoniche regionali e la Finanziaria FINMARE per quattro società per i trasporti marittimi. “Nel 1936 fu elaborato il programma per lo sviluppo di una siderurgia basata su stabilimenti costieri a ciclo integrale” e fu costituita la terza Finanziaria FINSIDER. Nel frattempo l’IRI era diventato Istituto permanente per la gestione delle imprese industriali sotto il controllo azionario dello Stato.
Lo Statuto IRI fu modificato per la costituzione del Ministero delle Partecipazioni Statali (legge 22 dicembre 1956 nr. 1589), poi soppresso a giugno 1993 per incompatibilità con le regole del Mercato Comune Europeo.
Stessa sorte è toccata all’IRI che, messo in liquidazione a giugno 2000, scompare del tutto nel 2002 incorporato in Fintecna SpA. Tale società fa capo a Cassa Depositi e Prestiti e svolge attività di liquidazione di aziende pubbliche e private e di immobili, come ad esempio la “Nuova Direzione” dell’Ilva di Taranto prima della “privatizzazione”, importante immobile multifunzionale, posto fuori dallo stabilimento siderurgico, circondato da un grande prato con ulivi. I Riva ne rifiutarono l’acquisto e quell’opera di grande architettura è rimasta lì, tuttora esistente ma totalmente “vandalizzata”. Per inciso, avevo saputo dal prof. Giorgio Assennato D.G. di ARPA Puglia che stavano cercando una “nuova grande sede per la sezione ARPA di Taranto anche in vista dell’istituendo Distretto tecnologico pubblico-privato in materia ambientale al fine di rendere compatibile l’attività industriale con le esigenze di tutela ambientale e della salute”. Siamo nel 2008. Contattai l’ex collega in Ilva ing. Silvano Giacopelli poi passato in Iritecna SpA proprietaria della “ex Direzione Ilva”. Organizzammo la visita immobiliare, preparammo e consegnammo al sindaco di Taranto Ippazio Stefàno la documentazione atta ad ottenere per ARPA Puglia, tramite il Comune di Taranto, il “comodato d’uso gratuito” della “ex Direzione Ilva”, garantendone l’integrità e la manutenzione. Fu un’altra promessa mancata del sindaco “Pinocchio”.
RIFLESSIONI PRELIMINARI DI PRODI
Il peso del Gruppo nell’ambito del “Sistema Italia” è determinante nelle telecomunicazioni, siderurgia, aeronautico-spaziale, energia, infrastrutture di trasporti su strada, cantieri navali e trasporti aerei. Ad esse corrispondono i relativi piani nazionali che assegnano risorse in aree ove la presenza del Gruppo è determinante.
Il sistema delle partecipazioni statali, nato con l’IRI, pone l’Italia al riparo di una drammatica alternativa tra privato e pubblico garantendo un sistema misto ove può essere coniugata la collaborazione delle diverse forze all’interno del mercato attente alle esigenze della collettività .
Va ulteriormente sviluppata la capacità d’esplicitare piani di azioni congruenti con le valutazioni e le analisi effettuate e di conseguire gli obiettivi definiti, officiando gli strumenti per il controllo di attuazione e di individuare parametri di riferimento (anche non monetari) per una valutazione ed il controllo del business atti a far scaturire eventuali azioni correttive.
Nei prossimi anni la dinamica salariale, e quindi quella del costo del lavoro, sarà determinata invece dall’andamento dei nuovi contratti nazionali ed integrativi. In questo consesso è improbabile che le imprese siano disposte a fare concessioni sostanziali al riguardo.
LA “POLITICA ECONOMICO-INDUSTRIALE DELL’IRI”
Nei passati decenni il progresso tecnico aveva tendenzialmente contribuito all’ampliamento degli impianti, che si era accompagnato ad un grado elevato di integrazione verticale. Era così emerso in molti e importanti settori il modello dello stabilimento di grandi dimensioni volto a sfruttare le economie di scala. Questa tendenza aveva già trovato limiti sia nei costi di congestione e nei problemi, in generale, dell’impatto con l’ambiente, sia nella fragilità conseguente alla rigidità delle grandi strutture (questo è proprio il caso del Siderurgico dove si rafforza sempre più lo squilibrio tra svantaggi e vantaggi della grandissima dimensione dello stabilimento, ndr).
Appaiono quindi di primario interesse, almeno nei prossimi anni, l’emergere e l’articolarsi di una prassi che veda riservati ai soggetti pubblici locali i momenti esclusivi della valutazione e decisione politica. Tali soggetti sono aperti alla collaborazione di altri soggetti tecnicamente idonei nei momenti più direttamente progettuali ed esecutivi. Il tutto in un quadro finanziario di indirizzo e di controllo assicurato dagli organismi pubblici di intervento. In questa difficile “triangolazione” – organismi centrali (di indirizzo, controllo e intervento finanziario), soggetti pubblici locali (con compiti politici di individuazione e decisione), operatori progettuali, di coordinamento ed esecutivi – si giocherà, nei prossimi anni, l’efficacia di un valido intervento nelle regioni meridionali (problema non risolto, anzi aumentato per l’eccessivo protagonismo delle Regioni, ndr).
Nel corso del 1985 si è sviluppata la prevista sperimentazione del Protocollo IRI – CGIL, CISL, UIL sia per quanto riguarda la costituzione dei primi comitati bilaterali, sia per quanto riguarda l’applicazione delle procedure per la composizione dei conflitti. Tale indirizzo di responsabile confronto con le forze sindacali si distingue da quello posto in essere dalla Confindustria che ha posto il veto all’apertura di negoziati aventi ad oggetto piattaforme rivendicative o richieste di ordine salariale.
La particolarità del contesto IRI aveva già suggerito, a suo tempo, di configurare una strategia di relazioni industriali fondata sul consenso e sulla responsabilizzazione del sindacato in ordine ai gravi problemi di ristrutturazione e di riequilibrio economico del Gruppo o di singole aziende.
Di grande significatività è il ritorno all’utile (12,4 miliardi) nel 1985 da parte dell’Istituto dopo quasi un decennio di perdite. Tale favorevole risultato è stato raggiunto grazie alla consistente riduzione degli oneri finanziari netti, in conseguenza della migliorata esposizione finanziaria che ha beneficiato anche dei consistenti smobilizzi di partecipazioni e dei minori oneri valutari. Hanno altresì concorso i maggiori dividendi incassati nell’esercizio e i relativi crediti di imposta.
LE INDICAZIONI SULLA SIDERURGIA
Nel 1985 la produzione siderurgica del Gruppo Finsider è rimasta sugli stessi livelli del 1984 e le vendite complessive hanno registrato un lieve miglioramento, ascrivibile in particolare ai coils, produzione di preminente interesse di Finsider, una stasi nei prodotti lunghi, una conferma dei tubi con un modesto incremento per i prodotti senza saldatura, di maggior pregio. Nel corso del 1985 sono proseguiti gli interventi di razionalizzazione che puntano a un marcato recupero in termini di efficienza, all’adeguamento delle strutture, allo sviluppo qualitativo delle produzioni. E’proseguito il programma di riduzione degli organici, che si è avvalso delle agevolazioni introdotte con la legge sul prepensionamento.
“Tanti cinquantenni di grande esperienza in vari settori del mondo siderurgico e desiderosi di continuare a lavorare, hanno trovato nuove e gratificanti sistemazioni in India, Messico, Tailandia, Venezuela, Iran oltre che in altre zone d’Italia.”
I risultati del 1985, seppur inferiori alle aspettative, testimoniano la loro rilevanza evidenziando, rispetto al 1984, una riduzione della perdita di oltre 450 miliardi; il miglioramento è imputabile sia alla gestione industriale, sia alla gestione finanziaria, sia all’alleggerimento degli oneri per differenza cambi ed al minor costo del personale esuberante.
Nel contesto di forte concorrenza europea e internazionale sono necessari ulteriori miglioramenti in tema di efficienza di esercizio e di un nuovo “apporto” da ristrutturazione che, partendo dalla percezione dei limiti oggettivi delle azioni praticabili all’interno del Gruppo, rende necessario un allargamento dell’orizzonte in un’ottica nazionale.
La catastrofe sul Treno Nastri 2 del Siderurgico di Taranto
A fronte del moderato ottimismo del documento IRI improvvisamente accade l’imprevedibile, un pandemonio: in stabilimento a Terni arriva la notizia dell’incendio nel Treno Nastri 2 del Siderurgico di Taranto, scoppiato nel primo pomeriggio del 16/09/1986: nessun ferito ma danni sicuramente enormi. Quell’impianto da solo produce oltre la metà dei coils, il prodotto principe del Siderurgico.
“Incendio all’Italsider: nessun ferito, gravi danni” titolava L’Unità del 17 settembre 1986. “Una quarantina di operai sono stati ricoverati in Infermeria per allergia da fumo. Fermato il treno-nastri numero due. La causa è stata probabilmente un cortocircuito. Incendio sviluppatosi intorno alle 14,30 nella sala macchine del treno nastri n. 2 dell’Italsider di Taranto. Vigili del fuoco da tutta la Puglia e da Matera. Sono intervenute squadre della Protezione Civile e della Marina Militare. Nessun operaio ferito, ma oltre una quarantina si sono presentati all’infermeria dell’Italsider accusando allergia da fumo e infiammazioni alle vie respiratorie.
Pericolo per i trasformatori ad apirolio che, se brucia, sprigiona diossina.
Se sono bruciati solo i cavi elettrici si tratta solo di una settimana, dieci giorni di lavoro di riparazione – spiega Franco Di Ponzio della segreteria della FIOM – ma se i danni hanno interessato anche la struttura del nastro, possono volerci dei mesi. Danni ingenti per la produzione – ancora nessuno azzarda previsioni, ma un treno nastri fuori uso potrebbe significare un dimezzamento della capacità produttiva di laminati. Giancarlo Summa”.
Purtroppo esami e controlli successivi denunciano danni enormi che fanno prevedere una fermata di TNA/2 di otto-dieci mesi, con conseguenze inimmaginabili per il futuro del Siderurgico.
Biagio De Marzo - Federmanager Taranto
(10. continua)
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