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Bari
03 Aprile 2025 - 15:28
Il seminario della Cgil a Bari
BARI – A tre anni dall’avvio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e con meno di 15 mesi alla scadenza dei fondi, la Missione 6 "Salute" in Puglia è ferma ai blocchi di partenza. Su 881 progetti finanziati con 1,3 miliardi di euro, sono stati spesi appena 130 milioni, mentre oltre il 45 per cento dei progetti monitorati presenta ritardi in almeno una fase del cronoprogramma. Solo il 29,8 per cento risulta portato a termine. A lanciare l’allarme è la CGIL, nel corso di un seminario svoltosi a Bari.
“Siamo molto preoccupati, serve un confronto urgente con la Regione”, ha dichiarato Filomena Principale, segretaria regionale del sindacato, commentando i dati forniti dalla piattaforma ReGis del Ministero dell’Economia. Alla base della denuncia, una gestione nazionale giudicata inadeguata e l’assenza di un coordinamento efficace da parte del Ministero della Salute, come sottolineato anche da Cristiano Zagatti, dirigente nazionale della CGIL.
Tra le strutture più attese, le Case della Comunità – centri fondamentali per potenziare l’assistenza di prossimità – risultano ancora in larga parte in ritardo. Dei 121 progetti finanziati, per un valore di 204,4 milioni di euro, solo 32 strutture sono attualmente in fase di realizzazione, pari al 26,4 per cento del totale. I cantieri per 84 strutture non sono ancora partiti, ovvero quasi il 70 per cento delle opere previste.
Non va meglio per gli Ospedali di Comunità, pensati per fornire cure intermedie e garantire la continuità assistenziale ai pazienti dimessi dagli ospedali. In Puglia ne sono stati finanziati 38, per un valore complessivo di 90,7 milioni di euro. Ma nessuno è stato ancora completato o collaudato, mentre 26 progetti risultano già in ritardo su almeno una fase, un dato peggiore della media nazionale.
Oltre alla lentezza nella realizzazione delle opere, resta aperto il nodo del personale sanitario. Secondo le stime CGIL, per rendere operative le 121 Case della Comunità e i 38 Ospedali di Comunità finanziati in Puglia, sarebbero necessari fino a 1.331 infermieri, 121 assistenti sociali e quasi 1.000 operatori sociosanitari. Ma manca un piano concreto di assunzioni e non risultano avviate procedure concorsuali.
“Senza personale non si garantiscono i servizi”, ha avvertito Gino Lonigro, segretario generale della Funzione Pubblica CGIL Puglia. “Occorre agire subito per evitare che le strutture, una volta completate, restino scatole vuote”.
A pagare il prezzo più alto di questi ritardi, avverte la CGIL, saranno le fasce più deboli della popolazione: anziani, persone non autosufficienti e cittadini residenti nelle aree interne, lontane dai grandi ospedali. Secondo Michele Tassiello, segretario regionale dello SPI CGIL, si rischia di negare il diritto costituzionale alla salute a chi ha più bisogno di una rete sanitaria di prossimità.
La CGIL ricorda che la Puglia è stata la prima regione a istituire un tavolo permanente sul PNRR, ma che ora serve una decisa accelerazione. “Queste strutture – ha sottolineato ancora Filomena Principale – sono fondamentali per ridurre gli accessi impropri ai pronto soccorso e abbattere le liste d’attesa”.
A concludere l’incontro, la segretaria confederale della CGIL nazionale, Daniela Barbaresi, ha parlato di una vertenza da aprire in ogni territorio per recuperare i ritardi accumulati. “Troppe opere sono ancora in fase di progettazione e molti cantieri non sono stati avviati. Senza un cambio di passo, rischiamo di fallire uno degli obiettivi centrali del PNRR: costruire una sanità davvero vicina alle persone”, ha dichiarato Barbaresi.
La CGIL chiede che il Governo inverta la rotta e metta in campo misure straordinarie, sia per l’attuazione delle opere che per il reclutamento del personale necessario, perché una riforma così cruciale non può essere sacrificata all’inerzia amministrativa.
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