A lanciare l’allarme è Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola e vicepresidente nazionale della CIA Agricoltori Italiani, che denuncia con forza una tendenza sempre più evidente: il progressivo svilimento commerciale di uno degli alimenti simbolo della Dieta Mediterranea.
“Siamo arrivati al paradosso dell’olio gadget”, tuona Sicolo, riferendosi a campagne promozionali in cui bottiglie di extravergine vengono regalate come omaggio a fronte di una certa spesa, trattate alla stregua di portachiavi o oggettistica pubblicitaria. Una situazione che, secondo il leader olivicolo, non solo offende il lavoro dei produttori, ma mina la credibilità del prodotto sul piano internazionale, proprio mentre l’Italia cerca di difendersi dalle misure restrittive imposte dall’amministrazione americana.
Il riferimento è ai dazi introdotti dagli Stati Uniti, che colpiscono duramente l’export agroalimentare europeo e mettono a rischio migliaia di posti di lavoro e intere filiere produttive. In questo contesto, per Sicolo, svendere l’extravergine è un controsenso drammatico: “Come possiamo spiegare agli americani che l’olio italiano è un elisir di salute, se in patria lo trattiamo come una merce di scarto?”
Non si tratta soltanto di prezzi al ribasso – 3,99 o 4,49 euro al litro, ben al di sotto persino dei costi di produzione stimati per l’olio spagnolo (4,61 euro/kg all’ingrosso) – ma di una strategia commerciale che annulla il valore culturale e nutrizionale dell’olio extravergine, riducendolo a semplice leva di marketing.
“Negli ultimi due anni – ricorda Sicolo – si era riusciti a frenare questa deriva. Ma ora la situazione è precipitata di nuovo, ed è necessario intervenire con decisione”. Per questo, Italia Olivicola ha annunciato che porterà il tema al Tavolo olivicolo nazionale, chiedendo un cambio di rotta immediato e un assunzione di responsabilità da parte delle catene di distribuzione, dell’industria e del commercio oleario.
“Viviamo in un mondo in cui l’informazione viaggia a velocità altissima”, ha aggiunto Sicolo. “Ogni comportamento interno ha ripercussioni anche all’estero. Screditare l’extravergine in Italia significa indebolire le nostre trattative con gli interlocutori internazionali e danneggiare l’intero sistema agroalimentare nazionale”.
Dalla denuncia del presidente di Italia Olivicola emerge con chiarezza la necessità di restituire dignità all’extravergine, non solo come prodotto di mercato ma come simbolo di un’identità alimentare riconosciuta nel mondo. Un patrimonio da proteggere con politiche coerenti, investimenti in comunicazione e, soprattutto, il rispetto per chi ogni giorno lavora per portare qualità e salute sulle tavole di milioni di consumatori.