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Metalmeccanici in trincea, la Fim Cisl rilancia: “Partecipazione, diritti e sicurezza per il futuro dell’industria”

Il XII Congresso Regionale. Tamburrano confermato alla guida del sindacato: 30 mila lavoratori coinvolti in vertenze, aumentano gli iscritti ma servono risposte urgenti su sicurezza, contratti e politiche industriali

A Bari il XII Congresso Regionale della FIM CISL Puglia

A Bari il XII Congresso Regionale della FIM CISL Puglia

BARI – Un confronto aperto, partecipato e carico di urgenze: così si è presentato il XII Congresso Regionale della FIM CISL Puglia, appuntamento cardine per discutere presente e futuro del lavoro metalmeccanico in una regione messa alla prova da vertenze, precarietà e trasformazioni industriali. “Protagonisti del Futuro. Noi scegliamo la Partecipazione” è stato il filo conduttore di una giornata intensa, che ha visto la riconferma di Michele Tamburrano alla guida della FIM CISL Puglia, affiancato da Donato Pascazio e Maurizio Longo nella nuova segreteria regionale.

Sul palco, accanto a Tamburrano, Antonio Castellucci, segretario generale della CISL Puglia, e Giovanna Petrasso, della segreteria nazionale FIM CISL, hanno messo in evidenza le tante contraddizioni che attraversano il comparto, sospeso tra eccellenze industriali e crisi irrisolte.

Tamburrano ha aperto i lavori con una relazione che ha delineato il percorso compiuto dal sindacato in questi anni, in un contesto segnato da difficoltà ma anche da segnali di crescita. Nonostante il clima di incertezza, la FIM CISL Puglia ha rafforzato la propria presenza nel territorio, superando quota 13.000 iscritti, con un incremento del 2 per cento nell’ultimo anno e 442 nuovi aderenti dal 2021 a oggi. Un dato che rappresenta un segnale di fiducia da parte dei lavoratori, ma che non cancella le ombre che incombono sul settore.

La Puglia è infatti una delle regioni più colpite dalla crisi industriale, con 48 tavoli di crisi aperti, che coinvolgono circa 30.000 lavoratori, di cui 13 riconducibili direttamente alla metalmeccanica. Le vertenze più spinose riguardano ex Ilva, il comparto automotive, il gruppo DEMA, Supermonte nel leccese, AC Boilers a Gioia del Colle e HIAB di Statte. Il nostro impegno resta saldo: contrattare, tutelare, costruire soluzioni, ha dichiarato Tamburrano, che ha ribadito la necessità di un cambio radicale nelle politiche industriali, ancora troppo timide e frammentarie.

Altro tema incandescente è il rinnovo del contratto nazionale metalmeccanico, al centro di una mobilitazione senza precedenti: tre scioperi, otto incontri e una partecipazione che in alcune aziende ha sfiorato il 90 per cento. Ma il confronto con Federmeccanica e Assistal resta bloccato. “Le nostre richieste parlano di diritti, salario, adeguamento ai nuovi scenari del lavoro. La risposta è ancora un muro”, ha commentato Tamburrano.

La sicurezza nei luoghi di lavoro è poi un’urgenza che non può più essere rimandata. Solo nel mese di gennaio 2025, in Puglia, si sono registrati cinque morti sul lavoro in più rispetto allo stesso periodo del 2024. A livello nazionale, le denunce di infortunio mortale sono salite a 45, segnando un aumento preoccupante. Serve un rafforzamento immediato dei controlli, più ispettori, applicazione rigorosa delle norme, formazione costante e una nuova cultura della sicurezza”, ha scandito Tamburrano. “La tutela della vita non può essere considerata un lusso o una voce accessoria nei bilanci aziendali”.

Anche la voce della segreteria nazionale è stata netta. Giovanna Petrasso ha richiamato la responsabilità sociale del sindacato e l’importanza strategica della manifattura italiana. “Difendere l’industria significa difendere l’identità produttiva del nostro Paese. Alcuni comparti sono in profonda crisi, come l’auto e l’acciaio, ma altri trainano ancora l’export e rappresentano un’eccellenza europea”, ha ricordato Petrasso. “Per questo serve un’azione forte anche a livello comunitario. Non è più tempo di agire in solitudine: insieme ai sindacati europei, soprattutto quelli tedeschi, vogliamo costruire un fronte comune”.

Antonio Castellucci ha invece puntato il dito sull’assenza di una regia regionale efficace. “Oggi rincorriamo le crisi. Serve un cambio di passo verso una programmazione vera, con politiche attive per l’occupazione, investimenti in formazione, uso intelligente dei fondi europei e tavoli settoriali permanenti”, ha affermato. “La Regione deve diventare soggetto protagonista e non spettatore degli eventi”.

Il congresso si è chiuso con una forte chiamata alla responsabilità collettiva: partecipazione, contrattazione, sicurezza, politiche industriali condivise. Un’agenda sindacale che guarda avanti, ma con i piedi ben saldi nei bisogni reali dei lavoratori.

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