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31 Marzo 2025 - 16:18
Un gazebo sul porto di Trani
TRANI – Il grido d’allarme lanciato negli anni scorsi oggi suona come una profezia che si sta compiendo. Il comparto della pesca nella provincia di Barletta-Andria-Trani è in caduta libera, con numeri sempre più allarmanti sul fronte delle imbarcazioni attive e del personale imbarcato. A rilanciare l’allerta è Gaetano Riglietti, segretario generale della Flai Cgil Bat, che torna a denunciare una situazione divenuta ormai insostenibile.
“Ci troviamo davanti a un tracollo annunciato”, afferma Riglietti, evidenziando come le difficoltà del settore non siano affatto nuove, ma affondino le radici in una crisi strutturale e cronica legata alla scarsità di pescato. Un problema che si trascina da anni e che, senza un intervento deciso, rischia di condurre a una scomparsa definitiva della pesca tradizionale in questo territorio.
Ma la crisi non riguarda solo il mare e le sue risorse. A pesare sul comparto è anche l’assenza di politiche adeguate, che non tengono conto delle esigenze di chi lavora quotidianamente tra le onde. “Oltre alle burrasche in mare, i pescatori devono affrontare la tempesta dell’indifferenza politica”, denuncia Riglietti, sottolineando come il lavoro a bordo sia sempre più precario, con redditi instabili e un sistema previdenziale ormai al collasso.
In questo contesto, il ricambio generazionale è diventato praticamente impossibile. I giovani non vedono nella pesca un futuro percorribile, anche a causa della mancanza di strumenti di tutela e sostegno. “Ribadiamo l’urgenza di istituire un ammortizzatore sociale strutturato”, insiste il sindacalista. “È impensabile che chi lavora in mare non abbia una rete di sicurezza economica nei periodi di fermo dovuti al maltempo. Quella potrebbe essere una vera svolta. Ma da Roma, finora, solo silenzio”.
Il nodo, secondo la Flai Cgil, è tutto politico. “È arrivato il momento di scegliere: salvare il poco che resta o abbandonare definitivamente questo settore al suo destino”, attacca Riglietti. “Servono decisioni chiare, coraggiose, e soprattutto una visione per il futuro della pesca italiana. Non ci si può più permettere di galleggiare tra incertezze e promesse mancate”.
A fronte del disinteresse istituzionale, però, resta un elemento che nessuna crisi potrà mai cancellare: l’amore profondo dei pescatori per il mare. “Sono uomini che hanno scelto il mare come casa, come vita e come destino. E nessuno potrà mai portar via loro questo legame viscerale con l’acqua”, conclude Riglietti. “Anche nella tempesta, loro ci saranno sempre. Ma il tempo delle attese è finito”.
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