L’appuntamento europeo è stato occasione per presentare il VII Rapporto su agromafie e caporalato, denunciando con forza le criticità che attraversano le filiere, dal campo alla trasformazione, e rilanciando la richiesta di strumenti concreti contro sfruttamento e illegalità. La delegazione, guidata dal Segretario Nazionale della FLAI, Giovanni Mininni, ha sottolineato l’urgenza di un sistema che tuteli i piccoli produttori, valorizzi la pesca e la zootecnia, e contrasti con determinazione le forme di lavoro precario e sommerso.
In parallelo al confronto istituzionale, la mobilitazione della FLAI CGIL Puglia e dell’ALPAA prosegue anche sul territorio. Numerosi incontri pubblici sono già stati avviati in collaborazione con le Camere del Lavoro Territoriali, per discutere delle politiche agricole, della qualità del lavoro e dei diritti da difendere, anche in vista del referendum dell’8 e 9 giugno, che vedrà i cittadini italiani esprimersi su cinque quesiti chiave per il mondo del lavoro e la cittadinanza attiva.
I primi appuntamenti si sono svolti ad Andria e Mesagne, coinvolgendo operatori del settore provenienti da tutta la regione. Il dibattito ha messo al centro il tema della precarietà, denunciando un modello occupazionale sempre più fondato su contratti brevi, discontinui e privi di tutele reali. Le sigle sindacali ribadiscono la necessità di ripensare le regole del mercato del lavoro, in particolare dopo le modifiche introdotte con il Jobs Act, che hanno, di fatto, indebolito la posizione dei lavoratori rendendo più facili i licenziamenti e più difficile ogni forma di stabilità.
«Nel nostro Paese oggi lavorare non basta più per uscire dalla povertà» si legge nel comunicato firmato da Antonio Ligorio, Segretario FLAI CGIL Puglia, e Antonio Macchia, Presidente ALPAA Puglia. «Servono misure strutturali, investimenti nelle filiere agricole e una nuova stagione di contrattazione che metta al centro le persone, non solo la produttività. I nostri incontri pubblici sono momenti di confronto ma anche di proposta, per cambiare l’agricoltura e il lavoro, dal basso».
Il percorso si inserisce nel quadro delle sfide contrattuali del 2025, che vedranno il sindacato impegnato su più fronti per rilanciare i settori primari e dare voce a chi troppo spesso viene dimenticato. La tappa finale sarà rappresentata proprio dal referendum di giugno, che, secondo il Segretario Generale della CGIL Maurizio Landini, rappresenta «uno strumento di partecipazione democratica che può davvero cambiare l’Italia, se vissuto come scelta collettiva consapevole».
Il lavoro come diritto, la cittadinanza come responsabilità condivisa: è questo il messaggio che FLAI e ALPAA porteranno avanti nei prossimi mesi, dentro e fuori le istituzioni, per costruire un’Italia più giusta a partire dalle sue campagne.