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Bari

Due anni in carcere da innocente. Omicidio della trans, Francesco Brandonisio: "Non ha commesso il fatto"

L’uomo è stato riconosciuto estraneo al delitto di Ambra Dentamaro uccisa a Bari nel 2018. La Corte d’Assise ha disposto l’immediata scarcerazione

Un'aula di Tribunale

Un'aula di Tribunale

BARI - Assolto perché innocente. Così ha stabilito la Corte d’Assise di Bari, che ha riconosciuto la totale estraneità di Francesco Brandonisio, 54 anni, all’omicidio di Ambra Dentamaro, la donna trans trovata morta nel settembre del 2018. Al termine del processo, i giudici – presieduti da Sergio Di Paola – hanno decretato l’assoluzione con formula piena, disponendo la liberazione immediata dell’imputato e la restituzione dei beni sottoposti a sequestro.

Brandonisio era stato arrestato nell’ottobre del 2022 e, da allora, era rimasto detenuto nel carcere del capoluogo pugliese. Per lui, la pubblica accusa aveva chiesto una condanna a 30 anni di reclusione, ipotizzando un coinvolgimento diretto nell’assassinio della vittima. Una ricostruzione duramente contestata dai legali della difesa, gli avvocati Antonio Fatone e Guglielmo Starace, che avevano invocato l’assoluzione, definendo il loro assistito "un uomo innocente, completamente estraneo ai fatti".

L’omicidio di Ambra Dentamaro risale alla notte del 23 settembre 2018. La donna fu trovata senza vita nella sua auto, parcheggiata in una zona isolata del quartiere San Giorgio, lungo la litoranea sud di Bari. Il corpo presentava una profonda ferita da arma da taglio al collo, segno di un’aggressione violenta e fulminea. Erano da poco passate le tre del mattino quando un passante notò il cadavere e diede l’allarme.

Le indagini si erano concentrate su Brandonisio dopo l’analisi delle immagini di videosorveglianza, che mostrarono una Fiat Punto, compatibile con quella in suo possesso, transitare nei pressi della scena del crimine nelle stesse ore del delitto. A sostegno della tesi accusatoria anche i tabulati telefonici, secondo cui il cellulare dell’uomo avrebbe agganciato una cella telefonica compatibile con quella della zona al momento del fatto.

Tuttavia, le presunte prove raccolte si sono rivelate insufficienti a sostenere l’accusa, come evidenziato dalla difesa, che ha sottolineato l’assenza di riscontri certi sull’identità del conducente ripreso dalle telecamere. Secondo i legali, l’uomo immortalato quella notte non sarebbe Brandonisio, ma una persona diversa, “la persona sbagliata”, come ribadito con forza durante la precedente udienza.

La Corte ha accolto pienamente questa linea difensiva, dichiarando che l’imputato non ha commesso il fatto. Le motivazioni della sentenza verranno rese note entro novanta giorni. Intanto, Francesco Brandonisio torna in libertà, dopo aver trascorso oltre due anni in carcere per un delitto che non ha commesso.

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