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Bari
28 Marzo 2025 - 12:16
La sede del Consiglio regionale pugliese
Un no secco al riarmo europeo e un appello a destinare le risorse pubbliche ai servizi essenziali. È quanto chiedono i consiglieri del Movimento 5 Stelle della Regione Puglia, che hanno depositato una mozione contro il piano “ReArm Europe/Readiness 2030”, il nuovo programma strategico che prevede massicci investimenti comunitari e nazionali nel comparto della difesa.
Il capogruppo regionale Marco Galante, Rosa Barone, Cristian Casili e Grazia Di Bari sollecitano la giunta regionale a prendere posizione netta nei confronti di quella che definiscono una “svolta bellicista” dell’Unione Europea, e a esprimere nelle sedi istituzionali la contrarietà all’aumento delle spese militari, chiedendo piuttosto una politica estera orientata alla pace e alla diplomazia.
“Parliamo di 800 miliardi di euro in quattro anni, una cifra enorme che potrebbe essere sottratta a sanità, scuola, welfare e transizione ecologica”, denunciano i consiglieri.
Secondo quanto riportato nella mozione, il piano europeo prevede l’attivazione della clausola di salvaguardia del Patto di Stabilità, che consentirebbe agli Stati membri di escludere dal calcolo del deficit gli investimenti militari, liberando 650 miliardi di euro a livello nazionale, ai quali si aggiungerebbero altri 150 miliardi sotto forma di prestiti sostenuti dal bilancio UE.
“L’Unione Europea sta tradendo il suo spirito originario, quello tracciato nel Manifesto di Ventotene, fondato sulla costruzione della pace”, dichiarano i pentastellati, che annunciano anche la partecipazione del movimento alla manifestazione nazionale del 5 aprile a Roma, per dire “basta allo spreco di miliardi in armi mentre si tagliano stipendi, pensioni e servizi pubblici”.
Con questa iniziativa, il Movimento 5 Stelle ha avviato una campagna politica trasversale, con mozioni presentate in diversi consigli regionali in tutta Italia, nel tentativo di innescare un dibattito istituzionale alternativo al modello di sicurezza armata proposto dall’UE.
“Non possiamo restare in silenzio mentre il futuro sociale dell’Italia viene sacrificato sull’altare della corsa al riarmo”, concludono i consiglieri regionali.
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