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Il fatto

Contratto fermo e salari fermi: la protesta dei metalmeccanici a Taranto

Presidio davanti a Confindustria contro lo stallo della trattativa con Federmeccanica. Brigati (Fiom): “Serve un aumento vero, non legato agli indici. In Italia gli stipendi continuano a perdere valore”

Lo sciopero dei metalmeccanici a Taranto

Lo sciopero dei metalmeccanici a Taranto

TARANTO - Taranto è scesa in piazza insieme ai metalmeccanici di tutta Italia. Otto ore di sciopero, venerdì 28 marzo, per chiedere il rinnovo di un contratto nazionale fermo al palo e rivendicare aumenti salariali concreti.

La mobilitazione, indetta da Fim, Fiom e Uilm, ha portato anche nel capoluogo ionico decine di lavoratori in presidio davanti alla sede di Confindustria, in risposta al mancato avanzamento della trattativa con Federmeccanica e Assistal, che restano ferme sulla proposta di adeguamenti legati agli indici Istat.

“È il terzo sciopero di otto ore in tre mesi, ma ancora nessuna apertura concreta”, ha dichiarato Francesco Brigati, segretario generale della Fiom Taranto, intervenendo durante la manifestazione. “La nostra piattaforma chiede 280 euro di aumento per recuperare l’inflazione, ma la controproposta è del tutto insufficiente”, ha aggiunto.

Secondo i dati citati dal sindacato, dal 2008 gli stipendi italiani hanno perso l’8,7 per cento di potere d’acquisto, a fronte di una crescita del 5 per cento in Francia e del 15 per cento in Germania, come evidenziato nel rapporto mondiale sui salari dell’OIL, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro.

“Federmeccanica propone una revisione dei minimi salariali legata all’Ipca-Nei, un indice che esclude i beni energetici importati. Ma il salario deve essere il frutto di una trattativa sindacale, non un automatismo statistico”, ha sottolineato Brigati.

Tra le rivendicazioni, anche il tema della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, misura che per i sindacati è fondamentale per accompagnare la transizione digitale ed ecologica senza ridurre l’occupazione.

“Non possiamo accettare che l’Italia resti fanalino di coda tra i Paesi del G20 sul fronte salariale”, ha concluso Brigati, ribadendo la necessità di far ripartire al più presto il confronto sulla piattaforma unitaria presentata dai sindacati di categoria.

Una giornata di lotta che punta a rimettere al centro dignità, diritti e retribuzioni, in un settore strategico per l’economia nazionale come quello metalmeccanico.

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