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Lecce
25 Marzo 2025 - 07:27
Discarica - archivio
LECCE - Si alza il livello dello scontro politico e istituzionale intorno alla delibera regionale numero 130 dell’11 febbraio 2025, con cui la Giunta pugliese ha deciso di riattivare la discarica di Corigliano d’Otranto e ampliare il sito di Burgesi, nel territorio di Ugento, prevedendo nuovi conferimenti per oltre 190mila metri cubi di rifiuti. Un provvedimento che ha scatenato un’ondata di proteste dal Salento fino a Bari, dove la V Commissione consiliare Ambiente è tornata a riunirsi per un’audizione ad alta tensione.
Il consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo di “La Puglia Domani” e ora in transizione verso Fratelli d’Italia, ha parlato senza mezzi termini di fallimento della politica ambientale regionale, denunciando una gestione che ha trasformato il Salento nella discarica della Puglia.
“Siamo stanchi di decisioni prese sulla testa dei cittadini”, ha dichiarato in aula. “Ugento ha già dato: il sito di Burgesi ha ospitato il doppio dei rifiuti per cui era stato progettato. E ora si pretende di riaprirlo, mentre a Corigliano si intende mettere in funzione un impianto mai attivato perché ritenuto pericoloso persino dal CNR. Questa è una scelta scellerata, che mette a rischio la salute pubblica e le risorse idriche dell’intero territorio”.
L’assessora regionale all’Ambiente, Serena Triggiani, ha difeso la delibera parlando di provvedimenti necessari per fronteggiare una pre-emergenza, dovuta anche alla mancata attivazione di impianti pubblici previsti nel Piano rifiuti approvato nel 2021. Ma le sue spiegazioni non hanno convinto né Pagliaro né i colleghi intervenuti.
Cristian Casili, consigliere del Movimento Cinque Stelle, ha definito inaccettabile la modifica sostanziale del Piano rifiuti senza passaggio in aula, parlando di atto irrituale e pericoloso. “Siamo in un periodo di crisi idrica senza precedenti”, ha detto. “Sia Burgesi che Corigliano sorgono su aree carsiche che alimentano la rete idrica del Salento. Non possiamo correre il rischio di inquinare le falde da cui attinge l’acqua l’ottanta per cento della nostra provincia”.
A fianco dei due consiglieri si sono schierati numerosi rappresentanti istituzionali. La presidente del Consiglio regionale Loredana Capone ha chiesto formalmente alla Giunta di sospendere gli effetti della delibera, sollecitando una valutazione complessiva del piano rifiuti partendo dagli impianti pubblici previsti ma mai realizzati, come quelli di Cerignola, Foggia, Trani, Deliceto, Conversano e Brindisi.
Dura anche la sindaca di Corigliano d’Otranto, Dina Manti, che ha denunciato la contraddizione tra la riapertura della discarica e le azioni congiunte con Aqp per la protezione dei pozzi. “Le distanze di sicurezza stabilite dal piano di tutela delle acque non sono compatibili con un impianto del genere”, ha dichiarato.
Sulla stessa linea il vicesindaco di Ugento, Massimo Lecci, che ha ricordato l’ordine del giorno approvato all’unanimità dal consiglio comunale per chiedere il ritiro immediato del provvedimento. Supporto unanime anche da parte dei sindaci di Taurisano e Presicce-Acquarica, quest’ultimo pronto ad impugnare la delibera dinanzi al Tar.
“La Regione non è riuscita a chiudere il ciclo dei rifiuti e ha lasciato il territorio in balia del caos”, ha concluso Pagliaro, “non accetteremo compensazioni economiche né sconti sulla Tari: non si baratta la salute con i soldi”.
Accanto al tema delle discariche, in Commissione si è parlato anche della presenza di misteriose “polveri gialle” a Barletta, sollevata dalla consigliera pentastellata Grazia Di Bari. Le polveri, avvistate da settimane in prossimità della zona industriale della città, sono ora oggetto di accertamenti da parte dell’Arpa e della Procura di Trani, che ha avviato indagini per verificare la natura delle sostanze e i potenziali rischi per la popolazione.
In attesa dei risultati ufficiali, il sindaco di Barletta ha deciso di non partecipare all’audizione, ritenendo opportuno attendere l’esito delle indagini. L’Arpa ha illustrato i campionamenti effettuati nei pressi di un cementificio e di uno stabilimento per fertilizzanti, con analisi ancora in corso su emissioni, materie prime e prodotti finiti.
Intanto, il fronte contro l’ampliamento delle discariche si rafforza. “Non ci fermeremo”, ha promesso Casili. “Chiediamo che la politica torni a fare il proprio mestiere, che si rispettino i ruoli istituzionali e che le decisioni non vengano calate dall’alto. È in gioco la salute di un intero territorio”.
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