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Brindisi

Maxi furto da 15 milioni nella banca di Casale Monferrato: indagati anche tre ostunesi

Undici avvisi di garanzia dopo 16 mesi di indagini: la banda del buco ha svuotato 253 cassette di sicurezza. Decisivi i resti di cibo trovati nel caveau: ora si attende il confronto del Dna

Una volante della Polizia

Una volante della Polizia

BRINDISI - A distanza di 16 mesi dal clamoroso colpo alla filiale Intesa Sanpaolo di Casale Monferrato, le indagini sembrano aver finalmente individuato i presunti responsabili del furto da 15 milioni di euro tra denaro contante, gioielli e orologi di lusso. La Procura di Vercelli ha notificato undici avvisi di garanzia nell’ambito dell’inchiesta che punta a ricostruire la dinamica e i protagonisti del raid notturno avvenuto tra il 18 e il 19 novembre del 2023.

Nel mirino degli inquirenti sono finiti otto persone di origine napoletana e tre uomini residenti a Ostuni, accusati di aver fornito supporto logistico all’organizzazione. Secondo quanto emerge dalle carte dell’inchiesta, i tre pugliesi – un 30enne, un 41enne e un 38enne – avrebbero preso in affitto un locale strategico, situato accanto all’istituto di credito, da cui sarebbe partito il tunnel scavato per raggiungere il caveau attraverso la rete fognaria cittadina.

Il furto, realizzato con una precisione degna di un copione cinematografico, ha visto la violazione di 253 cassette di sicurezza, aperte e svuotate senza che nessun allarme venisse attivato. La banda, composta da veri e propri specialisti del crimine, avrebbe operato indisturbata per ore all’interno dei sotterranei della banca, dopo aver praticato un varco nella parete del caveau.

Tuttavia, un dettaglio apparentemente secondario si è rivelato fondamentale per le indagini: durante l’operazione, i ladri avrebbero consumato del cibo all’interno della stanza blindata. I rifiuti organici rinvenuti dalla Scientifica rappresentano ora una traccia biologica chiave. Saranno proprio questi resti a essere analizzati e confrontati con i profili genetici degli indagati nei prossimi giorni.

Secondo gli investigatori, ogni membro della banda avrebbe avuto un compito preciso: dalla pianificazione logistica all’esecuzione materiale, dalla sorveglianza all’esterno al supporto tecnico per lo scavo e la violazione del caveau. Le operazioni, coordinate dalla Procura di Vercelli, hanno portato nei giorni scorsi a una serie di perquisizioni domiciliari nei confronti dei sospettati.

Il colpo potrebbe ora avere una svolta decisiva grazie all'analisi del Dna. Il dettaglio dei resti alimentari, inizialmente sottovalutato, rischia di trasformarsi nel tassello che incastra definitivamente i responsabili di un furto da capogiro.

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