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Taranto

Paola Adamo, la forza della semplicità: chiusa la fase diocesana per la beatificazione

Il processo per la canonizzazione della giovane scomparsa nel 1978. La madre: il suo esempio parla ancora oggi con parole semplici e potenti

Mons. Ciro Miniero

Mons. Ciro Miniero - foto di Francesco Manfuso

TARANTO - Con una celebrazione carica di commozione, presieduta dall’arcivescovo di Taranto mons. Ciro Miniero nella chiesa di San Giovanni Bosco, si è ufficialmente conclusa la fase diocesana del processo di beatificazione di Paola Adamo, la ragazza tarantina scomparsa prematuramente a soli quattordici anni nel giugno del 1978 a causa di una epatite virale fulminante.

Il suo nome è già inserito nell’elenco dei Servi di Dio, e ora gli atti dell’inchiesta saranno inviati alla Congregazione delle Cause dei Santi a Roma. Sarà questo organismo vaticano a valutare se esistono i presupposti per l’avvio della beatificazione, verificando la documentazione raccolta in questi anni.

A raccontare l’emozione per questo traguardo è stata la madre della ragazza, Lucia D’Ammacco, che con voce carica di emozione ha ricordato il tratto autentico e profondo della figlia.

Paola era una ragazza “splendidamente normale”, ha detto, sottolineando come i suoi pensieri, semplici ma forti, siano ancora oggi fonte di ispirazione.

Nata a Napoli il 24 ottobre del 1963, Paola si trasferì presto a Taranto, dove visse con i genitori Claudio Adamo e Lucia D’Ammacco, entrambi attivamente impegnati come cooperatori salesiani. Fu proprio nell’ambiente educativo salesiano che la giovane maturò una visione limpida della vita, che emerge con forza nei suoi scritti, nei temi scolastici e nei diari personali: riflessioni contro il bullismo, difesa della diversità, l’importanza dell’amicizia, e l’idea della scuola come luogo familiare, sereno e accogliente.

Nel giugno del 2017, l’allora arcivescovo Filippo Santoro affidò la postulazione della causa a don Martino Mastrovito, dando ufficialmente inizio al percorso che oggi si avvia verso la sua seconda fase, quella romana.

Durante la cerimonia, l’arcivescovo Miniero ha voluto sottolineare quanto emerso dalle numerose testimonianze raccolte:
"Paola è stata un esempio straordinario nella sua ordinarietà," ha dichiarato. "La sua vita, vissuta con semplicità e serenità, ha lasciato un segno profondo. Non ha compiuto gesti straordinari, eppure ha saputo rendere straordinario ogni giorno della sua esistenza. È questa la vera forza della santità: una luce che brilla nella vita di tutti i giorni."

Ora la parola passa agli organi vaticani, ma a Taranto e non solo sono in molti a vedere nella figura di Paola Adamo un modello di fede quotidiana, capace ancora oggi di parlare ai giovani e al mondo con il linguaggio più disarmante e vero: quello della semplicità.

Paola Adamo nacque a Napoli il 24 ottobre 1963, figlia di Claudio Adamo e Lucia D'Ammacco, una delle prime architetto donna della città di Taranto. La sua vita è stata caratterizzata da una profonda fede e dedizione alla comunità cristiana, che ha lasciato un segno indelebile nei cuori di coloro che l'hanno conosciuta. La testimonianza di questa giovane ragazza, morta a 14 anni nel 1978, quarantasette anni fa, per una leucemia fulminante, è ancora oggi importante e quanto mai attuale.

Frequentava il Lisippo e adorava gli studi artistici. È suo il bozzetto del crocifisso che il papà Claudio, architetto e docente del Lisippo, utilizzò per il progetto definitivo della croce realizzata in occasione della visita di Giovanni Paolo II a Taranto nel 1989, oggi conservato nella chiesa dello Spirito Santo a Taranto 2. Paola praticava sport, aveva tanti amici e amiche, scriveva un diario sin dall’età di otto anni ed è proprio dai suoi appunti e dai temi che emergono le sue posizioni contro il bullismo, contro la “moda” come fenomeno di omologazione delle creatività personali, la sua idea di scuola idea quale ambiente famigliare e accogliente purtroppo ben distante dal reale, l’importanza delle amicizie, i rischi derivanti dall’agiatezza e dalle droghe.

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