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Trani
21 Marzo 2025 - 07:14
L'area dell'ex Distilleria Angelini a Trani
TRANI – Tre anni di annunci, mutui, appalti e cantieri aperti solo sulla carta: la riqualificazione dell’area dell’ex Distilleria Angelini, promossa come futura “villa sul mare” accanto al Castello Svevo, si è trasformata in un’intricata vicenda amministrativa che, secondo il Movimento Civico Articolo 97, rischia di naufragare tra vincoli, modifiche progettuali e finanziamenti in bilico.
A fare il punto, con toni critici, è l’avvocato Alessandro Moscatelli, a nome dell'associazione, che ricostruisce le tappe di un progetto nato con l’ambizione di creare un grande parco naturalistico sul lungomare nord della città, e oggi sospeso in un limbo di carte, riformulazioni e ritardi.
“Che fine ha fatto la villa sul mare?”, si chiede Moscatelli, ricordando come a febbraio 2021 il sindaco Anedeo Bottaro avesse promesso l’abbattimento del complesso industriale dismesso, destinato a lasciare spazio a un’area verde attrezzata. L’idea iniziale, tuttavia, è stata progressivamente ridimensionata, con l’inserimento di interventi di edilizia sociale che, secondo i critici, hanno snaturato la vocazione pubblica del progetto.
Nel dicembre 2022 il Comune accende un mutuo da 1,4 milioni di euro con la Cassa Depositi e Prestiti, a supporto dei fondi Pmrr già destinati alla riqualificazione. A giugno 2023 l’Amministrazione annuncia l’avvio delle demolizioni, tra proclami, caschetti e telecamere. Ma, denuncia il movimento civico, “dopo qualche giorno di attività e un po’ di polvere, i lavori si fermano”.
A novembre 2024 lo stesso sindaco spiega che la demolizione completa non può proseguire senza l’autorizzazione regionale per l’interramento dei rifiuti, e si rende necessaria anche una verifica ambientale sul terreno dell’ex area industriale, per accertare l’eventuale presenza di inquinanti nel sottosuolo.
Il colpo di scena arriva a febbraio 2025, quando il Comune presenta una nuova richiesta di finanziamento alla Regione Puglia per un totale di 5 milioni di euro, nell’ambito del programma “Sviluppo territoriale e urbano”. Il motivo? La Soprintendenza avrebbe imposto di conservare e restaurare alcuni dei manufatti originali, in particolare due edifici speculari con tetto a capriate nei pressi dell’ingresso storico, anziché procedere con l’abbattimento integrale.
“Così cambia tutto: servono altri soldi, nuove autorizzazioni, e un nuovo progetto da sottoporre alla valutazione della Soprintendenza”, spiega Moscatelli. Intanto, l’appalto per il parco urbano è stato comunque aggiudicato con determina del 7 febbraio 2024, e all’impresa incaricata è stato liquidato il primo pagamento da oltre 1 milione di euro (atto del 30 agosto), senza che siano stati effettivamente realizzati né interventi di demolizione né lavori di riqualificazione.
Secondo Articolo 97, il mutuo da 1,4 milioni di euro si è rivelato un costo inutile, mentre il “grande parco” si riduce ora a un’ipotesi ben più modesta. Si teme inoltre la perdita del finanziamento PINQUA, a causa della mancata esecuzione degli interventi nei tempi previsti.
A completare il quadro, un possibile contenzioso con la società proprietaria dei terreni espropriati d’urgenza, la cui vicenda legale potrebbe aprire un nuovo capitolo nella gestione già tormentata dell’area.
“Una storia che doveva raccontare il riscatto urbano di un’area simbolo del degrado industriale – conclude Moscatelli – rischia di diventare l’ennesima incompiuta, con risorse pubbliche spese e risultati ancora invisibili. Il silenzio dell’Amministrazione preoccupa, e i cittadini hanno diritto a sapere cosa sta realmente accadendo”.
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