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Lecce

"Ti appendo al lampadario", maltrattamenti sui bambini della materna: condannata una maestra

La sentenza a quasi dieci anni dai fatti. Per la giudice “prove gravi e precise”. Coinvolti una dozzina di alunni tra i 3 e i 5 anni. La donna si proclama innocente

Il Tribunale di Lecce

Il Tribunale di Lecce

LECCE – È arrivata una condanna a tre anni di reclusione per la maestra della scuola dell’infanzia di Tuglie accusata di maltrattamenti su minori. La sentenza, pronunciata dalla giudice monocratica Elena Coppola, chiude il processo di primo grado che ha visto sul banco degli imputati una 60enne di Alezio, all’epoca dei fatti in servizio presso l’istituto.

Il procedimento si è concluso dopo un lungo percorso giudiziario avviato quasi dieci anni fa, a seguito delle denunce presentate da numerosi genitori preoccupati per i comportamenti insoliti dei figli. Le indagini, coordinate dalla Procura di Lecce e condotte dai Carabinieri della Compagnia di Gallipoli con il supporto della Stazione di Sannicola, hanno messo in luce un contesto di presunti abusi fisici e psicologici ai danni di almeno undici bambini, tutti di età compresa tra i tre e i cinque anni.

Secondo quanto ricostruito nel corso del processo, i piccoli sarebbero stati vittime di strattoni, sculacciate, tirate di capelli e minacce inquietanti, come quella di essere “appesi al lampadario” o “buttati dalla finestra”. Gli episodi contestati si sono verificati in un arco temporale ristretto, tra dicembre 2014 e gennaio 2015, ma avrebbero lasciato segni profondi nel comportamento dei bambini, come descritto anche nell’impianto accusatorio del pubblico ministero Luigi Mastroniani, che aveva chiesto una condanna a quattro anni.

Fondamentali per il processo sono state le immagini registrate dalle telecamere installate all’interno dell’istituto, che secondo l’accusa avrebbero documentato alcune delle violenze. I bambini, sentiti tramite i genitori, avrebbero raccontato con coerenza quanto accadeva in classe, inducendo gli inquirenti a ritenere fondato il quadro indiziario.

L’insegnante, attualmente in servizio in un altro istituto, si è sempre dichiarata innocente, sostenendo di non aver mai fatto del male ai suoi alunni.

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