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Bari
20 Marzo 2025 - 07:43
Rsa pugliesi - archivio
BARI – Famiglie allo stremo per l’aumento delle rette nelle RSA pugliesi, in particolare per i pazienti affetti da Alzheimer e altre forme di demenza. È questo il tema al centro dell’audizione svoltasi in Commissione Sanità del Consiglio regionale, presieduta da Mauro Vizzino, su richiesta dei consiglieri Renato Perrini (Fratelli d’Italia), Antonio Scalera (Liberi e Forti) e Marco Galante (Movimento 5 Stelle).
La discussione prende le mosse dalla recente sentenza n. 9509/2024 del Consiglio di Stato, che ha ridefinito i criteri di partecipazione alla spesa da parte dei pazienti nelle Residenze Sanitarie Assistenziali, portando la quota a loro carico dal 30 al 50 per cento. Una decisione che, secondo i consiglieri promotori dell’audizione, sta producendo effetti pesanti sui bilanci familiari, soprattutto nei casi di lungodegenze legate a patologie neurodegenerative.
Fino al 30 settembre 2022, la retta giornaliera, fissata dalla Regione in 100,33 euro, era suddivisa tra Asl (70 per cento) e utente (30 per cento). Con la delibera 659/2023, la Regione ha esteso la nuova ripartizione anche ai pazienti già in cura prima di quella data, facendo salire i costi a carico dei malati a circa 1.500 euro mensili.
Una scelta che ha scatenato decine di segnalazioni da parte di familiari e associazioni, secondo cui la misura non solo è iniqua, ma colpisce proprio le fasce più fragili della popolazione, costrette a sostenere spese ingenti per un diritto costituzionalmente garantito: quello alla salute.
Enzo Lezzi, segretario della FNP Cisl Puglia, ha chiesto con forza l’istituzione di un tavolo tecnico permanente, alla luce anche della sentenza della Corte di Cassazione n. 525/2024, che ha escluso la possibilità, per le RSA, di pretendere il pagamento della quota socioassistenziale da parte delle famiglie nei casi in cui la prestazione sanitaria sia parte integrante del trattamento.
Nel corso dell’audizione sono intervenuti i rappresentanti di diverse realtà associative, tra cui ASA, il comitato RSA di Campi Salentina, l’associazione “Io ci sono”, l’Alzheimer Bat e il Codacons locale, che hanno ribadito l’urgenza di una normativa chiara. “Il trattamento personalizzato nei pazienti con demenza comporta una prestazione sanitaria integrata e continuativa”, è stato ricordato, richiamando il principio espresso anche dalla Corte Suprema: le spese devono restare a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Sul fronte istituzionale, la dirigente del servizio accreditamento regionale Elena Memeo ha confermato l’apertura alla creazione di un tavolo tecnico permanente, chiarendo che la delibera regionale non prevede richieste di arretrati e che le famiglie che dovessero ricevere simili richieste devono segnalarle immediatamente, per attivare eventuali azioni legali tramite l’Avvocatura della Regione.
La dirigente ha anche chiesto alle associazioni di indicare due referenti che entreranno nel tavolo tecnico, mentre i rappresentanti delle Asl di Bari, Taranto, Brindisi, Lecce e Bat hanno riferito di non avere in corso contenziosi legali, ad eccezione delle RSA gestite dal gruppo SGAS, tra cui le strutture di Campi Salentina, Troia e San Nicandro Garganico, che avrebbero avanzato richieste di pagamento retroattivo.
Renato Perrini ha ribadito la necessità di trovare una soluzione condivisa, mettendo da parte le appartenenze politiche. “Servono interventi mirati per sostenere chi è in difficoltà”, ha dichiarato. Mentre il collega Napoleone Cera ha sollecitato l’intervento del governo centrale, chiamato a riordinare l’intero assetto normativo nazionale sulle RSA.
I consiglieri del Movimento 5 Stelle Galante, Barone e Di Bari hanno infine richiesto una verifica puntuale sulle strutture accreditate, chiedendo alle Asl di produrre dati aggiornati per monitorare la situazione in ogni territorio.
La Commissione regionale, nel frattempo, lavora per accelerare i tempi: l’obiettivo è istituire al più presto un tavolo tecnico con la partecipazione di Regione, Asl, Comuni, famiglie e associazioni, al fine di costruire una rete assistenziale stabile ed equa per i malati di Alzheimer, evitare contenziosi legali e garantire il diritto alla cura senza pesare sulle tasche dei più deboli.
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