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Il fatto

Brindisi verso il futuro: oltre 50 progetti per trasformare l’ex centrale a carbone

Dal porto alla città, proposte industriali da tutta Italia per riconvertire l’area di Cerano: il Ministero al lavoro su un nuovo modello di sviluppo sostenibile e condiviso

Adolfo Urso

Adolfo Urso

BRINDISI - Brindisi si prepara a voltare pagina, lasciandosi alle spalle il passato legato al carbone per aprire le porte a una nuova stagione industriale. Sono infatti più di cinquanta le proposte progettuali inviate da altrettanti soggetti industriali interessati a contribuire alla reindustrializzazione dell’ex centrale Enel nel porto di Brindisi. Lo ha comunicato il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sottolineando come la scadenza per la presentazione delle manifestazioni di interesse sia stata rispettata da numerosi operatori, pubblici e privati, entro il termine fissato per il 17 marzo.

Le iniziative presentate coprono una vasta gamma di settori strategici, tra cui energie rinnovabili, logistica, trasporti, tecnologie dell’informazione e datacenter, aerospazio, agroalimentare, turismo, economia circolare, industria navale e cantieristica. Un ventaglio di proposte che, secondo il Mimit, rappresenta un segnale concreto di attenzione e fiducia nel potenziale del territorio brindisino.

"Si tratta di un passo decisivo verso il rilancio di un’area centrale per lo sviluppo del nostro Paese", ha dichiarato il ministro Adolfo Urso, commentando l’esito della call. "L’ambizione è trasformare Brindisi in un laboratorio avanzato della transizione energetica, dove sostenibilità ambientale e progresso industriale si fondano per creare nuove opportunità di crescita e lavoro. Il nostro intento è fare di quest’area un modello nazionale di riconversione green e digitale".

L’iniziativa si inserisce nel percorso avviato dal Comitato per il coordinamento del phase-out della centrale a carbone di Cerano, organismo presieduto dallo stesso ministero, che ha l’obiettivo di guidare in modo organico il superamento dell’era fossile. Il progetto punta a realizzare una programmazione integrata degli investimenti, coinvolgendo istituzioni, enti locali e stakeholder territoriali in un percorso condiviso.

In questa ottica, si sta definendo un accordo di programma che dovrà mettere nero su bianco gli impegni di tutte le parti coinvolte. Il piano prevede una serie di fasi graduali, con l’obiettivo di individuare progetti concreti e sostenibili che possano innescare un ciclo virtuoso di sviluppo economico e coesione sociale per l’intera città di Brindisi e per l’area portuale-industriale.

Nel frattempo, gli uffici tecnici del Mimit sono già al lavoro per analizzare la fattibilità delle proposte ricevute, in relazione alla disponibilità e alle caratteristiche delle aree industriali interessate. L’ex centrale di Cerano, il porto e l’intero comparto produttivo circostante costituiscono un patrimonio infrastrutturale da valorizzare con interventi mirati e innovativi.

L’operazione rappresenta uno dei primi casi in Italia di riconversione industriale guidata da una cabina di regia nazionale con il coinvolgimento diretto dei territori. Se il piano procederà secondo i tempi previsti, Brindisi potrebbe diventare un punto di riferimento per l’industria del futuro, dove economia, ambiente e tecnologia si fondono per dare vita a una nuova visione di sviluppo.

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