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Il caso

Crisi idrica nella Bat, la Cgil lancia l’allarme: “Non è più un’emergenza, è una questione strutturale”

Il sindacato richiama l’attenzione sulla scarsità d’acqua che mette in ginocchio l’agricoltura e il lavoro. A rischio imprese, raccolti e occupazione

Crisi idrica nella Bat, l'incontro della Flai Cgil

Crisi idrica nella Bat, l'incontro della Flai Cgil

ANDRIA - La scarsità d’acqua continua a rappresentare una minaccia concreta e crescente per il territorio della Bat, al punto da non poter più essere considerata una semplice emergenza. Il grido d’allarme arriva dalla Cgil Bat, che attraverso il segretario generale Gaetano Riglietti denuncia una situazione ormai cronica e sempre più preoccupante, aggravata dai costi insostenibili per l’approvvigionamento idrico e dalla mancanza di strategie risolutive.

«La realtà che ci troviamo di fronte è chiara a tutti – afferma Riglietti –. Mancano pochi giorni all’arrivo della primavera e già si avvertono i primi segnali di una stagione critica per il settore agricolo, anche a fronte di precipitazioni invernali scarse e insufficienti a compensare un deficit idrico che si trascina da anni».

Secondo il sindacato, le sporadiche piogge di fine inverno non bastano a invertire la rotta. A preoccupare non sono solo le sofferenze delle colture, direttamente danneggiate dalla carenza d’acqua, ma anche i costi elevatissimi sostenuti dalle imprese per irrigare i campi, un peso che rischia di compromettere la sopravvivenza stessa di numerose aziende.

«Oltre ai raccolti – sottolinea ancora Riglietti – sono in pericolo anche la stabilità economica del comparto e i livelli occupazionali. Il sistema agricolo, colonna portante dell’economia locale, sta affrontando sfide sempre più complesse, a partire dagli effetti del cambiamento climatico che acuiscono il rischio di desertificazione delle campagne, fino al dissesto idrogeologico che interessa gran parte dei comuni della provincia».

Una situazione multilivello che, secondo la Cgil, non può più essere trattata come una contingenza, ma richiede una risposta strutturale da parte delle istituzioni, con interventi concreti e duraturi capaci di garantire risorse idriche adeguate, tutela ambientale e salvaguardia del lavoro.

Non mancano gli appelli lanciati da studiosi, tecnici e operatori del settore, ma le soluzioni tardano ad arrivare. E intanto, la principale risorsa economica del territorio continua a essere minacciata da fattori concatenati che mettono a rischio giornate lavorative, redditività aziendale e tenuta sociale.

«Serve una presa di coscienza collettiva – conclude Riglietti – perché non si tratta più di affrontare un’estate difficile, ma di ripensare il futuro di un intero sistema produttivo, che oggi rischia il collasso se non si interviene in modo rapido ed efficace».

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