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Agroalimentare

Prezzi in aumento e sprechi alimentari, Coldiretti: “In Puglia 250 tonnellate di cibo buttate ogni anno”

In occasione della Giornata Mondiale dei Diritti dei Consumatori, l’organizzazione agricola invoca politiche concrete per rilanciare il consumo consapevole, valorizzare il cibo locale e tagliare sprechi e intermediazioni

Un carrello della spesa

Un carrello della spesa

BARI – Con il caro prezzi che svuota i carrelli della spesa pur facendo lievitare il costo degli acquisti, le famiglie pugliesi si trovano a consumare meno cibo spendendo però di più. Un paradosso che spinge Coldiretti Puglia a chiedere un deciso cambio di passo nelle politiche del cibo e nella promozione di abitudini alimentari più sostenibili e consapevoli.

L’appello arriva in concomitanza con la Giornata Mondiale dei Diritti dei Consumatori, istituita nel 1962 dal presidente americano John F. Kennedy, e oggi più attuale che mai in un contesto di crescente disagio economico, disuguaglianze nell’accesso al cibo e allarme ambientale.

“È urgente rilanciare i consumi alimentari, ma con intelligenza,” afferma Coldiretti. “Non basta contrastare il caro vita: serve incentivare l’acquisto consapevole, valorizzando i prodotti del territorio, leggendo le etichette, riducendo gli sprechi”. In Puglia, secondo i dati dell’organizzazione agricola, finiscono in pattumiera 250 tonnellate di cibo all’anno, un’enormità che stride con le difficoltà crescenti di molte famiglie.

Nel frattempo, qualcosa si muove. Cresce tra i cittadini pugliesi la sensibilità verso scelte di consumo più responsabili: il 35,7 per cento acquista prodotti a chilometro zero, il 15 per cento opta per il biologico, mentre il 38,8 per cento legge con attenzione le etichette degli alimenti, uno dei dati più alti a livello nazionale.

Un ruolo decisivo, in questo senso, è stato giocato dalla rete dei mercati contadini di Campagna Amica, che hanno riportato nelle città il legame diretto tra produttore e consumatore. “I farmers market sono oggi un presidio di educazione alimentare e sostenibilità,” sottolinea Coldiretti, “perché favoriscono il consumo di prodotti freschi, di stagione e a filiera corta, con vantaggi per le famiglie e per l’ambiente”.

Il cibo locale, infatti, non solo riduce l’impatto ambientale grazie a trasporti più brevi e meno inquinanti, ma consente un risparmio concreto grazie all’eliminazione delle intermediazioni. La qualità resta alta, i prezzi più accessibili, e l’origine dei prodotti è garantita, a tutela del consumatore e della salute.

A confermare questo orientamento sono anche le tendenze d’acquisto degli italiani: subito dopo i prodotti 100 per cento italiani, ai primi posti tra le preferenze figurano gli alimenti con packaging sostenibile e quelli che rispettano criteri ambientali e sociali, segno di una crescente propensione verso una spesa “green” e più etica.

Il successo dei mercati contadini affonda le radici nella legge di Orientamento in agricoltura del 2001, una norma fortemente voluta da Coldiretti, che ha aperto la strada a un nuovo modello agricolo multifunzionale. Un modello in cui l’agricoltura non è solo produzione, ma anche tutela dell’ambiente, salvaguardia della salute e promozione del benessere collettivo.

Un’esperienza divenuta punto di riferimento anche a livello internazionale. Proprio da questa intuizione è nata la World Farmers Market Coalition, la prima Coalizione Mondiale dei Mercati Contadini, fondata per rispondere alla crescente domanda globale di cibi sani, locali e accessibili.

Oggi un Paese su cinque può contare su sistemi di vendita diretta, e la coalizione mira a rafforzare queste esperienze ovunque nel mondo, contribuendo alla sicurezza alimentare globale e alla diffusione di buone pratiche sostenibili.

Un impegno che parte dalla terra, arriva sulle tavole e costruisce un futuro più equo per tutti.

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