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Bari

Agguato dopo la lite in discoteca: condannati tre giovani baresi

Otto anni e mezzo per due imputati, otto anni e otto mesi per il terzo. I tre avevano sparato contro un’auto dopo aver inseguito tre ragazzi. Contestato anche il metodo mafioso

Avvocati

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BARI – È arrivata la condanna per tre giovani residenti nel capoluogo pugliese, riconosciuti colpevoli di aver tentato di uccidere tre coetanei al termine di una notte di violenza e intimidazioni.

Il giudice per l’udienza preliminare Ilaria Casu, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, ha inflitto otto anni e sei mesi di reclusione a Massimiliano Biasi e Michele Portoghese, mentre per Michele D’Addabbo la pena è stata lievemente più alta: otto anni e otto mesi.

Le accuse a loro carico sono pesanti: tentato omicidio e detenzione illegale di arma da fuoco, entrambi aggravati dal metodo mafioso. La pubblica accusa aveva chiesto una condanna a dodici anni per ciascuno degli imputati, ma il giudice ha deciso per pene più contenute.

I fatti risalgono al 21 gennaio 2024, nel quartiere San Girolamo. Secondo quanto emerso dalle indagini, nelle prime ore del mattino i tre avrebbero dato vita a un inseguimento per le strade della zona, a bordo di una Fiat 500X nera. Il bersaglio era un’altra 500X bianca, con a bordo tre giovani con cui poco prima c’era stato un violento alterco all’interno di una discoteca.

Una volta raggiunta l’auto, i tre avrebbero bloccato la corsa del veicolo avversario, costringendolo a fermarsi. A quel punto, Portoghese e D’Addabbo sarebbero scesi impugnando due pistole, mentre Biasi avrebbe aperto la portiera dell’altra auto nel tentativo di far scendere uno degli occupanti, lo stesso che, durante il litigio nel locale, lo avrebbe colpito con due pugni al volto.

L’auto inseguita però sarebbe riuscita a ripartire, e a quel punto i due armati avrebbero esploso ben nove colpi ad altezza uomo, uno dei quali ha raggiunto la maniglia posteriore della vettura in fuga.

Fondamentale per le indagini è stata la testimonianza di un sovrintendente capo della Polizia di Stato, che ha assistito all’intera scena dal balcone di casa. L’agente ha fornito una dettagliata ricostruzione dell’agguato, compresi i numeri di targa dei veicoli coinvolti, permettendo agli investigatori di risalire rapidamente agli autori del gesto.

Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro novanta giorni. Nel frattempo, per i tre imputati si aprono le porte del carcere, mentre la vicenda continua a destare preoccupazione per la matrice intimidatoria e il clima di violenza che ha caratterizzato l’intero episodio.

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