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Trani
13 Marzo 2025 - 09:19
L'operazione della Guardia di Finanza
TRANI – Una maxi truffa ai danni dello Stato, basata su falsi cantieri e crediti d’imposta mai maturati, è finita al centro di un’inchiesta della Procura di Trani che ha portato al sequestro preventivo di beni e denaro per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro. Il provvedimento, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale tranese, è stato eseguito dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, con il supporto delle Fiamme Gialle dei Comandi Provinciali di Barletta-Andria-Trani e Foggia.
L’operazione rappresenta l’esito di una complessa attività investigativa che ha fatto emergere una rete organizzata, accusata di aver orchestrato una frode sistematica ai danni del fisco, attraverso l’indebita richiesta e monetizzazione dei cosiddetti “bonus edilizi” previsti dal Decreto Rilancio del 2020, tra cui bonus facciate, ecobonus e bonus ristrutturazione.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i soggetti coinvolti – 34 persone fisiche – avrebbero attestato falsamente l’esecuzione di lavori edili mai avvenuti, in alcuni casi su immobili del tutto inesistenti, situati nelle province di Bari, BAT e Foggia. Le agevolazioni fiscali, che consentivano detrazioni fino al 90% o la cessione dei crediti a soggetti terzi, sarebbero state utilizzate per generare oltre 8 milioni di euro di crediti d’imposta fittizi.
In un secondo momento, 25 degli indagati sarebbero riusciti a cedere questi crediti a un istituto finanziario, ignaro della truffa, incassando complessivamente oltre 5 milioni di euro. Gli altri tentativi di cessione, invece, sarebbero stati respinti dalla stessa banca dopo ulteriori verifiche. L’importo illecitamente incassato è oggi oggetto del sequestro disposto dal GIP come profitto del reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
L’indagine, coordinata dalla Procura di Trani e condotta dal Nucleo PEF della Guardia di Finanza, si è basata su una vasta attività di acquisizione documentale, analisi dei flussi finanziari e controlli incrociati tra dichiarazioni, pratiche edilizie e movimenti bancari. I riscontri hanno permesso di ricostruire in dettaglio la catena della frode, che partiva dalla falsa attestazione dei lavori e culminava nella vendita del credito a un ente autorizzato alla compensazione.
Le indagini proseguiranno per approfondire ulteriori aspetti della vicenda e accertare eventuali responsabilità aggiuntive, anche in relazione a possibili complicità professionali o tecniche nel rilascio delle certificazioni necessarie all’ottenimento dei bonus.
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