LECCE – Una pioggia di condanne per un totale di oltre 270 anni di reclusione è stata inflitta dal Tribunale di Lecce nella sentenza di primo grado, emessa nella tarda mattinata di oggi, al termine del processo abbreviato nato dall’operazione “The Wolf”.
L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce e condotta dai Carabinieri della Compagnia di San Vito dei Normanni, ha portato alla sbarra 22 persone, accusate a vario titolo di associazione mafiosa, traffico e spaccio di droga, tentato omicidio, detenzione e porto di armi da guerra, estorsioni, lesioni, violenza privata, ricettazione, danneggiamento con incendio e autoriciclaggio, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.
L’inchiesta prese le mosse dopo un fatto di sangue avvenuto la sera del 5 luglio 2020, quando a Latiano un sorvegliato speciale fu vittima di un agguato armato. Una raffica di colpi calibro 9 venne esplosa contro di lui, ma solo uno lo colpì di striscio, evitandogli la morte per puro caso.
Da quel momento, grazie a indagini serrate e intercettazioni, gli inquirenti hanno ricostruito una fitta rete criminale radicata nel Brindisino, capace di gestire lo spaccio di stupefacenti, di intimidire con metodi violenti e di agire con un controllo del territorio in stile mafioso.
L’inchiesta ha svelato l’esistenza di un gruppo ben organizzato, dotato di armi da fuoco e da guerra, che utilizzava la violenza come strumento di potere per riscuotere denaro, regolare conti e controllare le piazze di spaccio.
Con la sentenza odierna si chiude un primo e importante capitolo giudiziario che colpisce duramente la criminalità organizzata del territorio, ma le indagini, fanno sapere gli investigatori, proseguono per individuare eventuali altri affiliati e ramificazioni del gruppo.
Un segnale chiaro della giustizia che, ancora una volta, ribadisce tolleranza zero verso ogni forma di mafia e violenza organizzata.