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“L’IA non è uno psicologo”: l’allarme degli psicologi pugliesi sull’uso delle chatbot nella salute mentale

Il presidente dell’Ordine regionale, Giuseppe Vinci, mette in guardia dai rischi legati all’uso dell’intelligenza artificiale come supporto psicologico: “Una tecnologia utile, ma non può sostituire la relazione umana”

Giuseppe Vinci

Giuseppe Vinci, presidente dell'Ordine degli Psicologi di Puglia

BARI – Sempre più giovani si rivolgono alle chatbot basate sull’intelligenza artificiale per ricevere supporto psicologico, ma il fenomeno preoccupa seriamente gli esperti del settore. A intervenire con una presa di posizione netta è Giuseppe Vinci, presidente dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Regione Puglia, che invita a non confondere le macchine con le persone, soprattutto quando si parla di salute mentale.

"Un’interfaccia digitale può sembrare empatica, ma non conosce chi ha davanti", avverte Vinci. "Risponde sulla base di testi preesistenti trovati online, non ha alcuna comprensione reale dell’individuo che pone la domanda. È come un ventriloquo: non ascolta, ripete".

Il timore è che l’apparente empatia artificiale induca molte persone, soprattutto fragili o in momenti di difficoltà, a sostituire un percorso terapeutico con un dialogo fittizio, credendo di essere comprese e aiutate da un “assistente” che, in realtà, non ha alcuna consapevolezza delle emozioni o del vissuto della persona.

L’intelligenza artificiale, spiega Vinci, può essere un utile strumento di sintesi e consultazione, come dimostrano i materiali disponibili sul portale viveremeglio.enpap.it, curati dall’Università di Padova e messi a disposizione gratuitamente dall’Ente di Previdenza degli Psicologi. Ma quando queste informazioni vengono proposte sotto forma di conversazione con una chatbot, si rischia di creare un’illusione fuorviante.

"Dare un nome, una voce, un volto umano a un algoritmo rischia di trarre in inganno l’utente, soprattutto chi si trova in uno stato di vulnerabilità", avverte il presidente. E aggiunge: "Questi strumenti operano al di fuori di qualsiasi regolamentazione, mentre psicologi e medici sono sottoposti a norme precise, studiano, si specializzano e operano con responsabilità professionale".

Vinci sottolinea inoltre come l’efficacia di un percorso psicologico risieda nella relazione autentica tra terapeuta e paziente, in quella capacità di entrare in connessione emotiva, di comprendere il contesto, di accompagnare nel cambiamento, che nessuna macchina, per quanto sofisticata, può riprodurre.

"Affidarsi a un’intelligenza artificiale non è una soluzione, ma spesso un modo per eludere il problema", conclude. "È importante promuovere un uso consapevole della tecnologia, senza mai dimenticare che il contatto umano resta il cuore di ogni vera cura".

L’appello dell’Ordine regionale è chiaro: serve informazione, prevenzione e soprattutto consapevolezza, perché dietro un’interfaccia apparentemente rassicurante può celarsi un rischio reale di isolamento e false speranze. La salute mentale, ricordano gli esperti, non è un algoritmo: è relazione, ascolto, empatia. Umana, sempre.

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