Dal 2019 al 2024, i posti letto disponibili sono più che raddoppiati, passando da 269.148 a 568.735 (+111%), mentre le presenze turistiche annue sono aumentate del 47%, raggiungendo quota 24.298.574. Numeri che, seppur positivi, evidenziano una crescita squilibrata tra domanda e offerta, con il rischio di una saturazione del mercato.
Il rischio della sovra-offerta
A sollevare la questione è Alessandro Zezza, presidente del Consorzio Puglia DOC, che mette in guardia sugli effetti di questa crescita incontrollata. "Abbiamo più posti letto, ma la domanda non è cresciuta di pari passo", spiega Zezza, facendo un’analogia con il mercato: "È come se un negoziante, dopo aver venduto 100 vasetti di yogurt l’anno scorso, quest’anno ne vendesse 147, ma ne avesse prodotti 170, lasciando una parte invenduta".
Il fenomeno è particolarmente evidente nel Salento, dove il numero di posti letto è passato da 90.463 a 261.274 (+190%), mentre le presenze turistiche sono cresciute solo del 60%. A questo squilibrio si aggiunge una distribuzione disomogenea tra strutture alberghiere ed extralberghiere: su 568.735 posti letto in Puglia, solo 109.856 appartengono al settore alberghiero, mentre ben 458.879 rientrano nel comparto extralberghiero, con un rapporto di 1 a 4. Nel Salento, il divario è ancora più marcato, arrivando a 1 a 6.
Bassa redditività e città fantasma d’inverno
L’analisi di Zezza si concentra anche sulla redditività del settore, misurata dall’indice di occupazione su base annua. I numeri confermano un quadro preoccupante, con un tasso di occupazione del 28,4% negli alberghi e appena 7,7% nelle strutture extralberghiere. Nel Salento, la situazione è ancora più critica, con un’occupazione del 26,1% negli alberghi e appena 5,8% nell’extralberghiero.
"Se le strutture extralberghiere lavorassero esclusivamente in agosto, il tasso di occupazione salirebbe al 67%, ma rimarrebbe comunque un 33% di posti letto sfitti", sottolinea Zezza. "Mentre si celebra il boom turistico, il territorio viene svenduto, illudendo migliaia di persone che vedono nel turismo un’opportunità di investimento. Il sistema si regge su premesse instabili, rischiando di crollare nel lungo periodo".
Ma l’impatto non si limita ai numeri economici: il tessuto sociale delle città pugliesi sta cambiando profondamente. Molti comuni, ormai trasformati in dormitori estivi, si svuotano nei mesi invernali, lasciando i residenti privi di servizi essenziali.
Verso un modello di turismo sostenibile
L’espansione incontrollata dell’offerta ricettiva senza una crescita proporzionale della domanda impone una riflessione urgente. "Dobbiamo chiederci se questo modello di sviluppo sia davvero sostenibile", conclude Zezza. "Il rischio è che il turismo, da opportunità, si trasformi in una bolla destinata a scoppiare. Serve un confronto per garantire un turismo di qualità, che rispetti il territorio e offra un futuro solido e sostenibile".
Il dibattito è aperto: la Puglia ha davanti a sé una scelta cruciale per evitare che il successo di oggi si trasformi in una crisi domani.