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Lecce
06 Marzo 2025 - 16:02
Il Tribunale di Lecce
LECCE - Albano Galati, 56 anni, sarà processato per l’omicidio della moglie, Aneta Danelczyk, la 49enne di origine polacca uccisa con oltre venti coltellate nella loro abitazione di via Corvaglia a Taurisano. Il gup Alcide Maritati ha rigettato l’eccezione di legittimità costituzionale sull’ergastolo sollevata dalla difesa e ha disposto il rinvio a giudizio dell’uomo, che dovrà rispondere di omicidio aggravato dal vincolo coniugale e tentato omicidio.
La prima udienza si terrà il 10 luglio 2025 davanti alla Corte d’Assise di Lecce. I figli della vittima, rappresentati dall’avvocata Francesca Conte, si sono costituiti parte civile, chiedendo un risarcimento di un milione di euro.
Dopo aver ucciso la moglie, Galati si allontanò dall’abitazione e si recò in un bar per bere whisky, senza mostrare alcun segno di pentimento. Fermato e portato in Commissariato, dichiarò di non ricordare nulla di quanto accaduto, manifestando un forte stato confusionale che rese necessario l’intervento del 118.
Durante gli interrogatori, non confessò mai il delitto, sostenendo di avere i ricordi annebbiati. Tra gli oggetti sequestrati al momento dell’arresto, un porta pillole contenente farmaci psichiatrici e un coltello da cucina con una lama di 18 centimetri, lo stesso utilizzato per colpire la moglie.
La tragedia si consumò in pochi istanti. Danelczyk tentò disperatamente di fuggire, cercando rifugio a casa di una vicina, ma Galati la raggiunse e la colpì ripetutamente. Anche la proprietaria dell’appartamento venne ferita, tanto da costituirsi parte civile nel processo, chiedendo 200mila euro di risarcimento, assistita dall’avvocato Roberto Bray.
Già detenuto nel carcere di Taranto, dove è stato vittima di un’aggressione, l’ex netturbino aveva lasciato la casa coniugale dopo vent’anni di matrimonio e, negli ultimi tempi, si rivolgeva ai Servizi sociali per chiedere aiuti economici.
Su di lui è stata eseguita una perizia psichiatrica affidata al professor Roberto Catanesi, docente di Psicopatologia forense all’Università di Bari, che ha stabilito come l’imputato fosse pienamente in grado di intendere e di volere al momento del delitto e idoneo a sostenere il processo.
Gli accertamenti sui telefoni dell’uomo non hanno fatto emergere elementi sufficienti per contestare l’aggravante della premeditazione, ma la gravità dell’accaduto ha spinto la magistratura a confermare l’imputazione per omicidio aggravato.
Ora sarà la Corte d’Assise di Lecce a decidere il destino di Galati, in un processo che si preannuncia delicato e dal forte impatto emotivo.
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