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04 Marzo 2025 - 11:07
Medici
BARI – La carenza di medici di medicina generale (MMG) sta diventando una vera emergenza sanitaria in tutta Italia, con oltre 5.500 professionisti mancanti sul territorio nazionale. Una situazione che in Puglia assume contorni ancora più critici: negli ultimi cinque anni il numero di MMG è diminuito del 25,8%, un dato nettamente superiore alla media nazionale del 12,7%.
La crisi è determinata da una programmazione insufficiente, che non ha garantito il turnover rispetto ai pensionamenti, e da una professione sempre meno attrattiva per i giovani medici. «Il problema coinvolge tutte le Regioni – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – e rende sempre più difficile per i cittadini trovare un medico di base, soprattutto nelle aree più popolose». La riduzione del numero di MMG ha effetti diretti sulla popolazione più fragile: gli over 65, che nel 2023 erano oltre 14,2 milioni, di cui più della metà affetti da almeno due malattie croniche.
L’analisi condotta dalla Fondazione GIMBE ha evidenziato dati preoccupanti per la Puglia, dove la riduzione del numero di MMG ha generato un forte squilibrio tra domanda e offerta di assistenza territoriale. Ecco i principali numeri che descrivono la situazione regionale:
Il 35% dei medici di base pugliesi supera il massimale di 1.500 pazienti, rispetto alla media nazionale del 51,7%.
Il numero medio di assistiti per ogni MMG in Puglia è di 1.325 pazienti, leggermente inferiore alla media nazionale di 1.374.
Secondo la stima GIMBE, basata su un rapporto ottimale di 1 medico ogni 1.200 pazienti, nella regione mancano almeno 267 MMG.
Tra il 2019 e il 2023, la Puglia ha perso il 25,8% dei medici di famiglia, un dato ben più alto della media nazionale del 12,7%.
Nel 2024, il concorso per il Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale ha visto 33 candidati in meno rispetto ai posti disponibili, con una riduzione del 17% (media nazionale -15%).
A peggiorare la situazione, si aggiunge il massiccio esodo dei medici verso la pensione. Secondo la Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (FIMMG), tra il 2024 e il 2027, in tutta Italia andranno in pensione 7.345 MMG, con differenze significative tra le Regioni: si va dagli 11 pensionamenti in Valle d’Aosta ai 1.000 in Campania. «Se non si interviene con misure concrete, il sistema rischia di collassare – avverte Cartabellotta – con gravi conseguenze sulla salute pubblica».
In Puglia, il massimale di 1.500 assistiti per medico è già stato superato da oltre un terzo dei professionisti, con punte ancora più alte nelle aree urbane e nelle zone dove il ricambio generazionale è più lento. In alcuni casi, deroghe locali permettono di superare il limite, arrivando anche a 1.800-2.000 pazienti per medico, con un inevitabile calo della qualità dell’assistenza.
Di fronte a questa emergenza, la politica propone una riforma strutturale del ruolo del medico di base, ipotizzando un passaggio dalla libera professione alla dipendenza diretta dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Tuttavia, questa soluzione non è stata accompagnata da un’adeguata valutazione dell’impatto economico, contributivo e organizzativo che ne deriverebbe. Il rischio è che si trasformi in un'operazione burocratica senza risolvere le reali criticità della categoria.
I medici di famiglia, attualmente convenzionati con le Aziende Sanitarie Locali (ASL), lavorano in base a un Accordo Collettivo Nazionale (ACN) e a regolamenti integrativi regionali, che determinano il numero massimo di assistiti e le eventuali deroghe. «Un cambiamento così radicale richiede un’attenta analisi dei costi e delle conseguenze sulla qualità dell’assistenza – conclude Cartabellotta – altrimenti rischiamo di trovarci con meno medici e più disagi per i cittadini».
La crisi dei medici di medicina generale sta mettendo in ginocchio l’intero sistema sanitario territoriale, e la Puglia è tra le Regioni più colpite. La diminuzione del numero di professionisti, il sovraccarico di lavoro per quelli in servizio e la difficoltà nel reclutare nuove leve rischiano di aggravare ulteriormente la situazione.
Per risolvere il problema, gli esperti suggeriscono investimenti mirati su più fronti:
Maggiore attrattività della professione, garantendo condizioni di lavoro sostenibili e incentivi per le zone più carenti.
Aumento delle borse di studio per la formazione dei nuovi MMG, evitando che i posti finanziati rimangano vacanti.
Miglioramento della programmazione per gestire il turnover e assicurare un equilibrio tra pensionamenti e nuove assunzioni.
Ottimizzazione dell’organizzazione territoriale, con strumenti innovativi per supportare i medici di famiglia nel loro lavoro.
Senza un intervento tempestivo, il rischio è che la sanità territoriale si trovi presto in uno stato di emergenza permanente, con conseguenze gravi per milioni di cittadini che potrebbero restare senza il loro medico di fiducia.
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Testata: Buonasera
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